Roberta Scorranese per il ''Corriere della Sera''
Professor Burioni, ma se ne va proprio adesso? «Torno alla mia vera aula, quella universitaria e starò in silenzio stampa almeno fino all'autunno. Ho detto quello che dovevo. Ora per un po' non andrò in tv e in radio e non sarò sugli altri media. Piuttosto vorrei scrivere un testo universitario, dedicarmi ai miei studenti: mi sono mancati». Roberto Burioni, 57 anni, medico, è ordinario di Microbiologia e Virologia all'Università «Vita-Salute San Raffaele» di Milano, oltre ad essere una delle voci più ascoltate di questa pandemia. Ascoltate in tutti i sensi: c'è chi lo osanna e chi lo detesta.
Troppa televisione? «Ma io non sono un presenzialista!» Vogliamo le prove. «Eccole, il monitoraggio Agcom: nel periodo più buio, dal primo marzo al 30 aprile, non sono entrato nemmeno nei primi dieci più presenti nel dibattito pubblico». In effetti, subito dopo Conte ci sono Galli e Pregliasco. Ma allora perché gli altri medici non hanno le orde di «haters» che ha lei in rete? «Ah, non lo so. La mia linea è stata chiara sin dall'inizio, dal 2016, quando ho cominciato a espormi sui vaccini».
Sì, all'inizio lei si confrontò con Red Ronnie e Brigliadori. «Poi però decisi: non mi confronto mai pubblicamente con persone che non sono qualificate a parlare della mia materia». Forse ciò è stato visto come una forma di arroganza? «Non me ne importa. Io ho fatto quello che ritenevo giusto: sin dall'8 gennaio ho cominciato a preoccuparmi per quelle "strane polmoniti" che si vedevano in Cina e ho preso a studiare le carte mediche». Eppure in rete gira ancora il meme di lei che dice: «In Italia il virus non circola».
«Ecco, questo non me lo spiego: l'ho detto in un momento in cui non c'era alcuna evidenza, come se ora lei mi chiedesse se in Italia circola la malaria. Dovrei rispondere che circola? Però nessuno va a prendere le frasi che ho rilasciato il 22 gennaio, quando ho detto: "Le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d'accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi". Che dire? In Italia ti perdonano tutto, ma non la popolarità». La nostalgia degli studenti è l'unico motivo per cui lei lascia la tv?
«Lo faccio anche perché ho capito molte cose in questi mesi. Un'aula televisiva come quella che mi ha offerto Fazio è stata una palestra importante e, sono onesto, gratificante. Ma il linguaggio e i tempi della tv non sono quelli della scienza». I rischi della popolarità. «Si viene travisati. Mi hanno attribuito di tutto. Ora che la situazione epidemiologica italiana sta migliorando, faccio un passo indietro». Nessun sassolino da togliersi? Non ci crediamo.
«Oggi la politica ci chiede certezze ma quando, appena qualche mese fa, dicevamo che i vaccini sono indispensabili, una certa politica ci ha sbeffeggiato e ha strizzato l'occhio ai complottisti». Se lo aspettava un attacco così da parte dell'«Espresso», che ha fatto i conti delle sue consulenze alle aziende?
«Onestamente no. In generale in questi anni mi hanno ferito più gli attacchi di quelli che la pensano come me che quelli dei complottisti. Sulle consulenze dico una cosa semplice: chi dovrebbe aiutare la ripartenza di un Paese se non un esperto di queste questioni? Se la Ferrari mi chiede un aiuto, dovrei dire di no? Io ritengo che sia un dovere dare una mano. E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus , anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca».
Burioni, ma «ritirandosi» lei non rischia di lasciare il campo ai fabbricanti di fake news in un momento delicato come questo? «L'Italia ha fatto un sacrificio enorme. Senza il lockdown ora staremmo contando i morti per le strade. Gli italiani secondo me hanno capito da che parte stare».