Attilio Barbieri per “Libero quotidiano”
Dopo anni di notizie negative e bocciature inappellabili, per latte e zucchero è arrivato il momento della riabilitazione. Possiamo farli scendere dal banco degli imputati dov' erano finiti sotto la pressione di mode salutiste che ciclicamente pretendono di decretare la messa all'indice di questo o di quell'alimento.
Se la «riabilitazione» del burro ha meritato perfino la copertina della prestigiosa rivista Time, per zucchero e latte - almeno per il momento - non si è scomodato quasi nessuno. Ma il risultato non cambia. Ma andiamo con ordine.
Dello zucchero si è occupata l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare che nella bozza di parere preliminare circolata in settimana dichiara l'impossibilità di fissare una soglia di rischio. In pratica non sarebbe possibile stabilire su base scientifica un livello massimo di assunzione tollerabile di zuccheri, sopra la quale ci sono effetti avversi per la salute.
«Dopo aver passato al vaglio oltre 30mila pubblicazioni- è la conclusione degli scienziati che lavorano per l'Efsa - i nostri esperti scientifici sono giunti provvisoriamente alla conclusione che non è possibile fissare tale soglia. Nonostante ciò, il parere conferma, con relativi gradi di certezza, i molteplici nessi esistenti tra l'assunzione di diverse categorie di zuccheri e il rischio di sviluppare malattie metaboliche croniche e carie dentarie».
BOZZA DI PARERE
Esulta il presidente di Federalimentare: «La bozza di parere preliminare dell'Efsa sulla questione degli zuccheri», dice Ivano Vacondio, «è l'ennesima conferma per il nostro modello alimentare, i nostri prodotti e la dieta mediterranea. E comunque l'industria alimentare ha riformulato oltre 4mila prodotti, riducendo anche la quantità di zucchero al loro interno».
Sempre in settimana sono arrivati i risultati di uno studio che sfata un altro mito: la pericolosità del latte per l'aumento del colesterolo nell'organismo di chi lo beve. Consumare regolarmente l'alimento bianco, secondo uno studio su due milioni di persone, pubblicato dall'International Journal of Obesity dai ricercatori delle università di Reading, nel Regno Unito, Australia del Sud e Auckland, in Nuova Zelanda, non fa aumentare il colesterolo. Semmai lo fa abbassare, anche se mediamente la massa grassa di queste persone è leggermente superiore a quella di chi non consuma latte. Fra l'altro, i consumatori abituali di latte avrebbero un rischio cardiovascolare inferiore del 14% al resto della popolazione. Tuttavia, gli studi proseguono per scoprire eventuali altri legami con queste patologie che tuttavia, allo stato, non sono emersi. Sorte simile era toccata alla carne rossa, accusata di provocare i tumori, ma successivamente scagionata non senza aver provocato allarme fra i consumatori
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