Adriana Bazzi per il “Corriere della Sera”
I numeri sono freddi, freddissimi: quelli che ogni sera, da qualche giorno, la Protezione Civile, alle 18, in conferenza stampa, ci annuncia. Allora occorre interpretarli.
Quelli di ieri ci dicono che i contagi stanno crescendo, ma che le persone sopraffatte dal virus (i morti) sono in calo rispetto al giorno prima e i guariti stanno aumentando. Ancora: in Lombardia, la regione più colpita, si stanno riducendo i ricoveri.
«È una buona notizia - commenta, dagli Stati Uniti, Ilaria Capua che dirige, all' Università della Florida, l' One Health Center of Excellence dove si studia la salute umana, ma anche quella animale -, significa che le misure di contenimento in Italia stanno funzionando».
Ma si può fare di più, per esempio facendo tamponi a tappeto sulla popolazione oppure utilizzando le tecnologie (come il tracciamento via smartphone) per intercettare i contagi?
«È fondamentale fare il tampone ai sanitari. Questo sì (in Italia sono troppi i medici che si sono infettati, ndr ). Ma per quanto riguarda la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie ho qualche perplessità. Non siamo coreani (nella Corea del Sud questo tipo di tracciamento ha dato buoni risultati nell' intercettare i contatti, potenziali diffusori di virus, ndr ). E nemmeno cinesi, dove queste tecnologie sono state utilizzate».
E, da qui in avanti, che cosa si può fare in Italia?
«L' unica cosa da fare è proteggere soprattutto le persone fragili. Gli immunodepressi perché magari hanno un tumore. Chi soffre di malattie croniche come cardiopatie o diabete. Occorre entrare nell' ordine di idee che tutti, ma soprattutto queste persone, per un "certo numero di mesi" dovranno proteggersi. Probabilmente il contagio non si fermerà anche se rallenterà».
Il sistema sanitario, dunque, andrà ripensato.
«Sì, si deve fare carico di queste persone che non sempre sono anziani, al di fuori della società produttiva. Sono persone che hanno ancora la loro vita lavorativa».
La coppia di anziani coniugi separata dal coronavirus
Che dire a proposito della salute mentale?
«Ecco: questo è un altro tema cui dobbiamo subito pensare. Sarà un problema. Per molte persone questa epidemia rappresenta uno stravolgimento della loro vita».
Ma il «modello italiano» per contrastare questa epidemia fa scuola?
«Sì, può indicare una via, e i provvedimenti restrittivi adottati servono per ridurre il numero dei nuovi contagi e permettere ai servizi sanitari di affrontare l' emergenza».
Come si può immaginare una vita post coronavirus?
«Una vita che sia ancora più sicura per quanto riguarda l' assistenza sanitaria».