COSA VI DEVONO DIRE ANCORA PER CONVIVERE A VACCINARVI? - FRA I NON VACCINATI IL RISCHIO DI MORIRE DOPO AVER CONTRATTO IL VIRUS È NOVE VOLTE PIÙ ALTO DI COLORO CHE SI SONO PROTETTI: SECONDO I DATI DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ, NELL’ULTIMO MESE IL 64% DEI RICOVERI IN TERAPIA INTENSIVA HA COINVOLTO COLORO CHE NON HANNO RICEVUTO ALCUNA DOSE DI VACCINO – CONFERMATO ANCHE IL CALO DI PROTEZIONE DOPO SEI MESI CHE CALA DAL 95% ALL’82%...

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Diodato Pirone per “Il Messaggero”

 

terapia intensiva terapia intensiva

Che sul fronte Covid-19 i non vaccinati corrano molti più rischi dei vaccinati non è più una notizia. Ma gli ultimi numeri diffusi ieri dall'Istituto superiore di sanità (Iss) hanno il pregio di quantificare la differente protezione fra i due status aggiornandola con l'effetto quarta ondata.

 

Il nuovo dato più rilevante è questo: fra i non vaccinati il rischio di morire dopo aver contratto il virus è nove volte più alto di coloro che si sono protetti. I nuovi dati del Report Iss evidenziano infatti che il tasso di decesso dei non vaccinati (65 per 100.000) è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro sei mesi (7 decessi ogni 100.000 protetti) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati da oltre sei mesi (11 morti per 100.000)

Anziano in terapia intensiva 3 Anziano in terapia intensiva 3

 

IL CONFRONTO Inoltre, nell'ultimo mese il 64% dei ricoveri in terapia intensiva ha coinvolto coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino anti-Covid. Il che è una dato clamorosamente alto se si pensa che la popolazione italiana non protetta è appena il 24% del totale neonati compresi. L'Istituto superiore ha evidenziato anche il calo di efficacia degli immunizzanti dopo sei mesi: la protezione determinata dal farmaco per i vaccinati da più di 6 mesi cala dal 95% all'82%, afferma l'Iss, sottolineando che «dopo 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale si osserva una forte diminuzione dell'efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età».

terapia intensiva 1 terapia intensiva 1

 

Come giudica questi dati il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro? «Gli scenari futuri dipendono dai nostri comportamenti - ha detto, rispolverando una formula che gli italiani conoscono benissimo - Se in Italia la curva di crescita del contagio è relativamente più contenuta che nei Paesi confinanti, è perché siamo un Paese che ha copertura vaccinale più elevata. Se la partita che stiamo giocando si analizza di minuto in minuto, il suggerimento - ha ribadito - è senz' altro fare la terza dose, soprattutto per i meno giovani».

 

TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS

Nessuno però, al momento, può dire se la terza dose basterà: «Forse le tre dosi possono essere il ciclo che immunizza per un tempo lungo, o potranno servire dei richiami, l'acquisizione delle evidenze scientifiche sulla copertura è in corso», ha spiegato il presidente Iss, precisando anche che la nuova pillola anti-Covid che a breve arriverà in Italia «non è uno strumento alternativo al vaccino: sono due logiche diverse e complementari».

 

TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS

Un nuovo sprone alla vaccinazione è arrivato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità secondo la quale in Europa ci potrebbero essere altri 500.000 morti di Covid entro marzo se non vengono prese misure urgenti. Il direttore per l'Europa Hans Kluge, riporta il Guardian, ha detto di essere molto preoccupato per la nuova ondata di contagi e ha lanciato un appello per l'aumento delle vaccinazioni, anche se, ha aggiunto, l'obbligo vaccinale deve essere un'opzione estrema. Intanto i numeri del bollettino quotidiano del ministero della Salute confermano la chiara tendenza alla risalita della curva dei contagi in Italia, anche se con una tendenza più dolce rispetto ad altri Paesi europei.

 

CORONAVIRUS - TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS - TERAPIA INTENSIVA

I nuovi contagi passano dunque dai 10.544 dell'altro ieri agli 11.555 di ieri e si contano 49 vittime in un giorno. Il tasso di positività è al 2%, stabile rispetto al giorno precedente, sono 512 i pazienti in terapia intensiva (stabili nelle 24 ore) mentre i ricoverati nei reparti ordinari sono invece 4.250, ovvero 105 in più in un giorno. Invita ad alzare il livello di attenzione pure il virologo Fabrizio Pregliasco, rilevando che «nello scenario peggiore, i modelli matematici ci dicono che potremmo arrivare a 30mila casi al giorno nell'arco di 3-4 settimane se non si attuano interventi di rafforzamento delle misure di prevenzione».

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