Antonio G. Rebuzzi* per “il Messaggero”
*Professore di Cardiologia
Policlinico Gemelli-Università Cattolica Roma
Come cambierà la prevenzione cardiovascolare? E quanto riusciremo a far tesoro dell'esperienza dell'era Covid-19 per modificare il modello attuale di gestione dei nostri pazienti? Nel contesto dell'emergenza che richiedeva cambiamenti immediati, qualsiasi intervento che prevedesse benefici a medio-lungo termine (prevenzione malattie metaboliche o cardiache) è stato marginalizzato. Ora che l'emergenza assoluta è (speriamo) alle spalle, ciò che abbiamo imparato è che la scarsa attenzione alle patologie croniche ha portato un grande danno.
I DATI
I dati della pandemia ci dicono che il rischio maggiore di ricovero e mortalità è stato trainato dall'interazione tra virus e popolazione più debole (anziani, diabetici, cardiopatici). Si deve ritornare a considerare che le malattie cardiovascolari sono anche adesso la prima causa di mortalità in tutto il mondo. La loro prevenzione perciò è di vitale importanza. Un recente editoriale di Eamon Y. Duffy del dipartimento di Medicina Interna della Johns Hopkins University di Baltimora, pubblicato sulla rivista Circulation, analizza questo problema e cerca di valutare come i cambiamenti dovuti alla pandemia potranno modificare il nostro modo di fare prevenzione.
Una delle implicazioni chiave della crisi corrente riguardo alla prevenzione cardiovascolare è che lo stare a casa ed il distanziamento sociale hanno ridotto drammaticamente l'attività fisica dei pazienti.
Da qui la necessità per i pazienti di capire quanto sia, invece, importante fare sport anche tra le mura domestiche, scegliere una dieta sana e con poche calorie, impegnarsi nello smettere di fumare. Una certezza: i pazienti, tecnologia permettendo, saranno seguiti a domicilio. La prevenzione deve essere infatti praticata quotidianamente a casa e non con periodiche visite in ospedali più o meno attrezzati.
I cardiologi dovranno incrementare l'utilizzo della telemedicina, monitorando da remoto l'attività fisica dei pazienti, la dieta, l'osservanza della terapia.
I LIQUIDI
Gli strumenti e le tecnologie, sono disponibili. E' possibile avere per via telematica, oltre alla storia clinica, immagini, monitoraggio delle aritmie e della pressione. Nei pazienti ischemici o aritmici si possono effettuare elettrocardiogrammi da remoto. In chi ha scompenso si può monitorare la quantità di liquidi sia introdotti che eliminati, ed anche la pressione all'interno delle camere cardiache.
Questo insieme di strumenti consente di seguire meglio il percorso terapeutico dei pazienti e di ridurre notevolmente la spesa sanitaria. I pazienti, infine, dovrebbero prestare maggiore attenzione al loro stile di vita e cercare di imparare l'utilizzo delle nuove tecnologie a disposizione. Nonostante gli enormi cambiamenti che questo periodo ci impone di avere, credo ci siano buone ragioni per sperare.
Come sempre, le crisi portano nuove opportunità ed innovazioni. Lo sviluppo della telemedicina nel post-Covid-19 può dare un'occasione di miglioramento della medicina preventiva non solo per migliorare la salute dei pazienti cardiopatici, ma anche per ridurre il livello di complicanze e la mortalità nelle pandemie presenti.
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