Maria Rita Montebelli per “Il Messaggero”
Sdoganata da cappotti e maglioni oversize, la pancia è la protagonista suo malgrado della bella stagione. Ammiccante dalle magliette corte delle giovanissime, dalle tuniche morbide delle signore e dalle camicie degli uomini, potrà anche far simpatia, ma certo non contribuisce all'estetica, né all'eleganza. Né tanto meno alla salute.
LA DISTRIBUZIONE
La pancia, intesa come grasso viscerale, dà infatti tanti problemi, anche in persone che hanno il resto del corpo nella norma. Perché si associa ad un aumento del colesterolo cattivo (Ldl) e dei trigliceridi, altera la risposta all'insulina, contribuendo alla comparsa del diabete. È un fattore di rischio noto per ipertensione, infarto, ictus, fegato grasso, artrosi, tumori e depressione.
Se si vuole conoscere con precisione il rischio di incappare in questa pletora di problemi, la bilancia non basta. A determinare l'entità del rischio infatti non sono tanto il peso, o l'indice di massa corporea, quanto la distribuzione del grasso. Gambe e braccia magre, non compensano in termini di rischio cardio-metabolico un girovita abbondante, che è spia dell'accumulo del grasso più pericoloso, quello viscerale. Annidato tra gli organi addominali, fegato, intestino, stomaco.
IL FEGATO
È lui il grasso cattivo per antonomasia, che fa impennare i valori di pressione arteriosa e di glicemia. E che non va confuso con il grasso sottocutaneo che, pur contribuendo alle rotondità (anche sulla pancia), non fa danni cardio-metabolici. Il grasso viscerale è diverso: è tossico in quanto rilascia gli acidi grassi liberi nella circolazione del fegato, da dove si vanno ad accumulare in una serie di organi (cuore, pancreas, ecc.), ostacolandone il funzionamento ottimale.
Questo tipo di grasso produce anche la RBP4 (retinol binding protein 4), una proteina che aumenta la resistenza all'insulina e vari biomarcatori dell'infiammazione che contribuiscono ad aumentare il rischio di malattie croniche. Il grasso all'interno dell'addome insomma, lungi dall'essere solo un di più, un'innocente imbottitura, è un grasso cosiddetto attivo dal punto di vista metabolico, e può fare danni seri.
Una valutazione sulla condizione della nostra pancia consiste nel misurare la sola circonferenza vita con un metro da sarta non elastico. In posizione eretta con i piedi uniti, si espira tutta l'aria e, senza tirare in dentro la pancia, si misura il punto vita a livello dell'ombelico, con il metro parallelo al pavimento. Le misure del rischio variano anche in questo caso a seconda del genere: nell'uomo il rischio aumenta sopra i 94 cm, mentre per la donna compare al di sopra di 80 cm di circonferenza vita. Quindi, prima di tutto, controllare le misure.
Le linee guida prevedono, dunque, quattro differenti misure: 1) peso moderato, 80 cm per le donne e 90 cm per gli uomini; 2) sovrappeso, 90 cm per le donne e 100 cm per gli uomini; 3) obesità di primo grado, 105 cm per le donne e 110 cm per gli uomini; 4) obesità di secondo grado, 115 cm per le donne e 125 cm per gli uomini. La valutazione spannometrica del grasso addominale è dunque molto facile. Decisamente meno semplice è invece la terapia per questa condizione che richiede grande determinazione, restrizione calorica ed esercizio fisico.
LA DIETA
Mezz' ora al giorno di esercizi cardio (corsetta, bicicletta, circuit training, nuoto), alternati a esercizi di resistenza (pesetti, bande elastiche) almeno 5 giorni alla settimana sono una buona base di partenza. Yoga, pilates e meditazione sono valide strategie anche per tenere a bada lo stress, nemico assoluto della dieta.
Ma la protagonista della perdita di peso, anche per il grasso viscerale, è proprio la dieta che dev' essere ben bilanciata, povera di zuccheri e condimenti, ricca di carboidrati complessi (sono quelli contenenti amido ovvero pane, pasta, pizza), proteine magre e tanta verdura.
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