Elena Dusi per “la Repubblica”
Quali sono le cure contro il coronavirus?
reparto di terapia intensiva brescia 22
Non esistono farmaci o altre cure specifiche. Le medicine date ai pazienti gravi o a rischio sono usate ancora a titolo sperimentale. La lotta contro il virus è affidata al nostro sistema immunitario, che si trova in difficoltà perché ha di fronte un microbo completamente nuovo. La sua risposta, per questo, è spesso lenta e disorganizzata.
Quando si attivano le difese?
Occorrono 4-5 giorni dal contagio solo perché si formino gli anticorpi.
Poi inizia la fase di infiammazione vera e propria, con la febbre che sale e la battaglia che si scatena nel corpo. Il suo andamento dipende dall' efficienza del sistema immunitario, che è in parte legata all' età. Non ci sono però dati certi sul perché alcune persone reagiscano meglio di altre.
Dall' inizio dei sintomi c' è una fase che dura altri 4-5 giorni in cui il virus passa dalle vie aeree superiori, dalle quali era entrato, fino all' interno dei polmoni. L' uso dei farmaci antivirali per ora è riservato a fasi più avanzate della malattia (sempre in via sperimentale), ma si sta provando a estenderlo alle fasi più precoci. Gli antivirali testati contro il coronavirus sono farmaci usati da anni contro l' Hiv, sperimentati contro Ebola o tradizionali antimalarici come la clorochina.
Perché l' infiammazione può diventare eccessiva?
L' infiammazione è il segno che il sistema immunitario sta lottando contro il virus. È un processo utile, ma per ragioni poco chiare in questa malattia può attivarsi in modo eccessivo. Nel polmone, la battaglia troppo intensa tra germi e sistema immunitario crea un essudato che si riversa negli alveoli e gli impedisce di entrare in contatto con l' ossigeno, che così non riesce a passare nei vasi sanguigni, dando la sensazione di soffocare. Per arginare la violenza della battaglia e ridurre l' essudato, si provano vari farmaci della categoria degli antinfiammatori (il più sperimentato, ma non l' unico, è quello usato contro l' artrite reumatoide). Resta il dubbio che arginare l' infiammazione proprio mentre il sistema immunitario sta combattendo contro il virus possa essere controproducente. I trial clinici in partenza in Italia ci daranno una risposta.
effetti del coronavirus sui polmoni 1
Perché alcuni malati in terapia intensiva sono a pancia in giù?
Si è osservato che questo migliora la distribuzione dell' aria in tutto il polmone, anche nelle parti più colpite dall' infezione. A spiegare il meccanismo è Maurizio Cecconi, che dirige la rianimazione dell' Humanitas di Rozzano. «La parte destra del cuore manda nei polmoni il sangue, che riceve ossigeno e rilascia anidride carbonica. Una volta nel cuore sinistro, il sangue viene mandato nel resto dell' organismo, dove avviene lo scambio opposto».
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Con la sindrome respiratoria causata dal coronavirus, il meccanismo si inceppa. I polmoni si riempiono d' aria, ma l' ossigeno non arriva al sangue, che quindi non può distribuirlo nell' organismo. Il cambio di posizione da supini a proni può aiutare a migliorare la situazione. «Si fa per cicli di qualche giorno, se i malati rispondono al trattamento, per circa 16 ore al giorno. In questo modo possiamo fare riposare il polmone usando pressioni più basse nei nostri ventilatori». La pronazione è usata da anni anche in altre sindromi respiratorie. Va praticata con molta cautela e richiede 3-4 infermieri ben protetti dal contagio.
ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirus
Come avviene la guarigione?
Somministrare ossigeno con mascherine, caschi, intubazione e ventilazione meccanica non cura l' infezione. Queste sono tecniche che aiutano il corpo a ricevere ossigeno e dunque a sopravvivere durante la battaglia fra sistema immunitario e coronavirus. In assenza di farmaci davvero efficaci, a vincere la guerra può essere solo l' organismo del paziente. Il braccio di ferro può durare due o tre settimane.
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Quando l' infiammazione si attenua e il polmone ricomincia lentamente a riprendere le sue funzioni, vengono ridotte la pressione dell' aria insufflata dai ventilatori meccanici e la percentuale di ossigeno somministrato. Per riprendere a essere autonomo, il polmone e i suoi muscoli avranno ancora bisogno di alcuni giorni di riabilitazione, se la malattia era stata severa.
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