Noemi Penna per "la Stampa"
Dodicimilacento morti evitate in sei mesi. I primi risultati della campagna vaccinale italiana, partita lo scorso 27 dicembre, parlano chiaro: senza l'immunizzazione di massa saremmo stati in zona rossa già ad agosto mentre la variante Delta, tre volte più trasmissibile del ceppo precedente, avrebbe potuto causare una nuova strage.
Sono le conclusioni dello studio condotto dalla Fondazione Bruno Kessler, firmato anche dal presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e dal direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, pubblicato in prestampa su MedRxiv. Dati alla mano, il vaccino ha permesso la ripresa di circa la metà dei contatti sociali che si avevano in epoca pre pandemia, ma senza sarebbe stato possibile solo per un terzo.
In ogni caso, per raggiungere il completo ritorno alla normalità, in piena sicurezza, servirà «una copertura con vaccini a Rna - Pfizer e Moderna, per intenderci - del 90% dell'intera popolazione, a partire dai 5 anni di età». Insomma, la strada per l'immunità di gregge è quella giusta, ma non ancora dietro l'angolo. Secondo gli esperti dei due istituti scientifici, l'effetto più positivo della vaccinazione è il contrasto nella diffusione della variante Delta.
«Le campagne contro il Covid stanno consentendo il progressivo rilascio delle restrizioni sul distanziamento fisico in molti Paesi. Tuttavia, la diffusione globale della variante Delta, altamente trasmissibile, ha probabilmente soppresso le possibilità residue di eliminazione di Sars-Cov-2 attraverso la sola immunità di gregge», scrivono i ricercatori. Solo «l'aumento della copertura vaccinale consentirà ulteriori margini di riapertura della società, anche in assenza di un vaccino pediatrico».
Lo studio in prestampa è senza «peer-review», quindi non ancora revisionato tra pari, e si basa su «un quadro di modellizzazione matematica» che tiene conto dei livelli di attività sociale e dei dati di sorveglianza nazionali. «Abbiamo confrontato il livello stimato di contatti, il numero dei morti e il potenziale di trasmissione con quelli di uno scenario in cui si ottiene la stessa traiettoria epidemica in assenza di vaccinazione.
È stato valutato quindi l'impatto potenziale di diversi scenari di copertura vaccinale e diversi livelli di attività sociale in base ai dati ufficiali di replicazione di Sars-Cov-2». Dal confronto sono emersi questi risultati rassicuranti che riguardano per il momento solo i primi sei mesi di quest' anno.
Ma, come spiega il matematico Giovanni Sebastiani dell'Istituto per le applicazioni del calcolo del Consiglio nazionale delle ricerche riferendosi alla curva di decessi dei primi 12 giorni di novembre, «sebbene la diffusione dei vaccini non sia l'unica causa per l'incremento del virus, quello che invece si vede molto chiaramente è che grazie all'immunizzazione crolla l'incidenza di mortalità giornaliera». A parità di casi, oggi si registrano 10 volte in meno di decessi rispetto allo stesso periodo del 2020.