Niccolò Carratelli per "la Stampa"
Ora vai a spiegare ai ribelli del vaccino AstraZeneca che la decisione della Commissione europea non ha nulla a che vedere con i rarissimi casi di trombosi riscontrati dopo le iniezioni. Niente rinnovo del contratto per la multinazionale anglo-svedese, stop alle forniture al 30 giugno, quando scade il primo accordo sottoscritto: «Non abbiamo confermato l' ordine, poi vedremo cosa succederà», ha spiegato il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, attento a non esprimere critiche nei confronti del farmaco denominato Vaxzevria, definito invece «molto buono, per le condizioni logistiche e le temperature» a cui può essere conservato.
Il problema è che finora l' azienda non ha mai rispettato tempi e volumi delle consegne, violando sistematicamente il contratto, tanto che la Commissione ha avviato un' azione legale per conto dei 27 Paesi dell' Unione. Inoltre, a Bruxelles contestano ad AstraZeneca di non avere nemmeno un piano «affidabile» per garantire consegne puntuali in futuro. Nel terzo trimestre, a partire da luglio, erano attese in Italia 26 milioni di dosi di Vaxzevria, che a questo punto sfumano, rimpiazzate dall' aumento delle forniture da parte di Pfizer.
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Breton si è detto comunque sicuro che «entro la metà di luglio saremo in grado di fornire dosi sufficienti per vaccinare circa il 70% della popolazione adulta in Europa».
Mentre il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha affermato che «l' Italia e l' Ue sono pronte a discutere la proposta americana per una liberalizzazione dei brevetti dei vaccini. Nel breve periodo continuiamo però a invitare i Paesi produttori a consentirne l' export».
Ora quasi solo richiami Tornando alle ripercussioni sulla campagna vaccinale, alla diffidenza di tipo sanitario verso AstraZeneca, magari ingiustificata ma ormai radicata, si somma ora l' incognita sulla gestione dei richiami, previsti dopo tre mesi: da qui a fine giugno noi dovremmo ricevere circa 6 milioni di dosi, a questo punto da usare in gran parte per far completare il ciclo agli oltre 5 milioni di italiani che hanno ricevuto la prima dose. Al momento, su 6 milioni e 668mila dosi AstraZeneca consegnate, più di un milione e mezzo (35%) è fermo nei frigoriferi, e non solo come scorta per assicurare i richiami.
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In alcune regioni c' è un evidente quota di rifiuto del vaccino: in Sicilia hanno usato poco più del 50% delle dosi a disposizione, in Basilicata e nella Provincia di Trento non arrivano al 60%. A proposito della Basilicata, non sembra aver sortito effetti la «Astranight» organizzata sabato a Matera, una notte dedicata alla somministrazione libera (senza prenotazione) del vaccino AstraZeneca a chi ha tra i 60 e i 79 anni: 250 dosi inoculate su 750 potenziali fruitori, poco dopo mezzanotte erano già tutti a letto.
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Regioni col freno tirato Anche altrove il vaccino AstraZeneca è spesso l' unico reperibile senza fare la fila. Nel Lazio l' Unità di crisi Covid ha già comunicato che «sono esauriti gli slot disponibili per la prenotazione del vaccino Pfizer per il mese di maggio e sono disponibili ancora 100 mila slot per AstraZeneca e il monodose di Johnson&Johnson». A Napoli, invece i due centri vaccinali più grandi non potranno eseguire somministrazioni, «avendo esaurito le scorte del vaccino Pfizer». In Campania De Luca ancora all' attacco del Commissario Figliuolo: «C' è una carenza di vaccini a livello nazionale e noi dobbiamo ancora recuperare le 194 mila dosi ricevute in meno».