Joe Pinkstone per www.dailymail.co.uk
Dopo il vaccino anti-Covid, BioNTech sembra vicina a mettere a segno un altro colpo: lo sviluppo di un altro vaccino che, secondo gli scienziati dell'azienda tedesca, cura la sclerosi multipla nei topi.
Il sistema utilizzato è molto simile a quello per il vaccino contro il coronavirus, prodotto in collaborazione con il gigante farmaceutico statunitense Pfizer.
Un "pezzo" di materiale genetico noto come mRNA viene iniettato nei pazienti e costringe le cellule del corpo a produrre una proteina che conferisce l'immunità.
Se una persona dopo essere stata vaccinata contrae il coronavirus, il sistema immunitario crea rapidamente di nuovo anticorpi e combatte l'infezione prima che possa prendere piede e diffondersi.
Nel caso del vaccino contro la sclerosi, la tecnologia dell'mRNA impedisce al sistema immunitario del corpo di attaccare i neuroni nel cervello e nel midollo spinale, prevenendo l'eventuale perdita della funzione corporea.
Gli studi clinici sui topi hanno rivelato che il vaccino ha curato la condizione dei malati, arrestando la progressione degli effetti e ripristinando alcune capacità motorie che erano già state perse.
Il vaccino BioNtech per il coronavirus è efficace al 95% ed è stato il primo tra quelli che utilizzano l'mRNA a ricevere l'approvazione per l'uso sull'uomo al di fuori degli studi clinici. La sua approvazione è stata salutata come un momento di svolta nell'immunologia e gli esperti sperano che la tecnologia possa sradicare più malattie in futuro. Nonostante sia stata sviluppata per decenni, solo ora ha raggiunto un punto in cui può essere utilizzata come vaccino.
Ora il dottor Ugur Sahin, amministratore delegato di BioNTech, ha applicato la tecnologia mRNA alla sclerosi multipla.
La malattia comporta la perdita progressiva di più funzionalità del proprio corpo, prima che la condizione alla fine gli impedisca di respirare.
I trattamenti attuali agiscono per ritardare e arrestare il peggioramento della patologia, ma questo rende la persona vulnerabile alle infezioni poiché non è in grado di combattere virus o batteri.
La teoria del dottor Sahin era che un vaccino poteva introdurre informazioni genetiche che istruivano il sistema immunitario dei malati di sclerosi multipla a non attaccare le proteine che portano al deterioramento della cosiddetta guaina mielinica.
Il materiale genetico è fragile e deve essere protetto all'interno di una custodia resistente, fatta di lipidi, durante l'iniezione per garantire che raggiunga le cellule prima che si decomponga. Anche il vaccino Covid-19 ha questo involucro protettivo.
Il team del dottor Sahin ha somministrato il vaccino a topi affetti da encefalomielite autoimmune, un equivalente animale per la sclerosi multipla nell'uomo.
Alcuni topi avevano già sintomi della sclerosi prima di ricevere il vaccino, per esempio la paralisi della coda, e in questi esemplari il vaccino non solo ha impedito un'ulteriore progressione della malattia, ma ha anche invertito la paralisi, ripristinando le funzioni motorie.
I risultati completi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science.