Paolo Russo per “la Stampa”
Come siamo finiti a questo punto? «La responsabilità è degli irresponsabili», taglia corto il professor Alberto Villani, Responsabile pediatria del "Bambin Gesù" e membro del Cts. Che dopo aver tirato le orecchie agli allergici a mascherina e distanziamento, punta il dito altrove, a chi «per anni ha tagliato sanità, scuola e trasporti e ora si stupisce che non tengano all' onda d' urto di una pandemia».
coronavirus ospedale di varese
Professore, il virus sembra diffuso ovunque. Ha ancora senso parlare di zone rosse locali?
«Dobbiamo proseguire con il metodo italiano, che finora ha funzionato: monitorare attentamente la situazione e intervenire tempestivamente dove occorre. Se in alcune aree o in tutto il Paese è presto per dirlo. Vedremo il 4 novembre, quando dovrebbero iniziare a incidere le misure già adottate. Che qualcuno ha giudicato eccessive e che oggi si capisce quanto fossero necessarie».
PROVE DI DISTANZIAMENTO A SCUOLA IN VISTA DELLA RIAPERTURA
Sempre più regioni chiudono le scuole. È lì il pericolo?
«Le scuole sono uno dei luoghi più sicuri perché hanno regole rigide e c' è chi le fa rispettare. Infatti solo il 3,8% dei focolai si trova in ambienti scolastici. Purtroppo siamo alle solite, se non si rispettano le regole fuori non ci si deve poi stupire che il virus entri in aula».
Dopo le follie estive il virus si è diffuso maggiormente tra i ragazzi. Sono loro a trasmetterlo in famiglia ora?
«Difficile dirlo. Sappiamo però che nell' età evolutiva ci si contagia e si trasmette il virus.
BAMBINI ACCALCATI PER ENTRARE SULL AUTOBUS
A fare la differenza non è solo l' età ma anche la carica virale. Se è alta anche un bambino piccolo può essere molto contagioso. Per questo dobbiamo proteggere i nonni quando andiamo a trovarli. Dimostrando loro l' affetto indossando la mascherina e mantenendo la distanza. È dura ma in questo momento è il modo migliore per dirgli "ti voglio bene"».
Gli ospedali sono sotto pressione. Rischiamo un' epidemia tra i pazienti no Covid tagliati fuori dall' assistenza?
«Ecco il vero problema. Ma dobbiamo far capire che gli ospedali sono luoghi sicuri, con percorsi separati. Chi ne ha realmente bisogno non deve esitare a recarvisi. Ma dobbiamo trovare nuove modalità di assistenza nel territorio.
Molti positivi con sintomi non gravi dovrebbero essere seguiti a casa senza intasare reparti e pronto soccorso. Sui letti delle terapie intensive voglio dire una cosa: inutile comprare 10 aerei se poi si hanno solo tre piloti per farli volare. Abbiamo bloccato le assunzioni per anni ora non possiamo pensare di rimediare in cinque mesi»".
Quanto potrebbe incidere un nuovo lockdown sui minori?
coronavirus ospedale di varese 1
«La chiusura non fa bene. Va tutelato chi già vive situazioni di disagio. Violenze domestiche e degrado sociale si acutizzano in condizioni come queste. I servizi sociali mantengano alta la guardia.
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