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Le misure di salute pubblica introdotte in questi giorni di emergenza per contenere il contagio da coronavirus, hanno lo scopo di evitare una grande ondata epidemica, con un picco di casi concentrata in un breve periodo di tempo iniziale, che è lo scenario peggiore durante un’epidemia, per la sua difficoltà di gestione. Nel caso del coronavirus dobbiamo tenere conto, inoltre, che l’Italia ha una popolazione anziana, peraltro molto più di quella cinese, e bisogna proteggerla il più possibile dal contagio. Le misure indicate dalle autorità quindi vanno seguite nella loro totalità.
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L’invito a restare in casa rivolto ad alcune persone e a ridurre i contatti sociali e le uscite per molte altre, è una forma di restrizione che gli esperti chiamano “distanziamento” o “isolamento sociale”. Il termine è difficile ma l’effetto può essere riassunto nel grafico che segue, tratto da una pubblicazione dell’Ecdc.
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La curva con il picco più alto rappresenta l’evoluzione teorica dei casi di infezione in assenza di misure preventive per limitare il contagio. L’obiettivo dell’isolamento o distanziamento sociale, soprattutto in una situazione come quella attuale in cui non ci sono interventi farmacologici attuabili, è ridurre la velocità di diffusione del virus.
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Lo scopo è di spostare in avanti nel tempo il picco epidemico riducendone l’altezza. Si cerca di “spalmare” i casi su un arco temporale più lungo. Questo porterà benefici riducendo la pressione sul sistema sanitario, che nel caso del Sars-Cov-2 era già stressato dall’impennata dei casi di influenza tipica del periodo invernale.
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“L’impennata del numero di casi registrati in Italia – spiega Nino Cartabellotta presidente della Fondazione Gimbe, ente no profit che svolge attività di ricerca e formazione in sanità – è sin troppo evidente. Si è passati dalle 20 persone contagiate il 21 febbraio, a 3089 rilevate il 4 marzo. L’andamento è molto più ripido rispetto ai numeri della Cina, e simile a quella della Corea (dai 31 casi del 18 febbraio ai 5.328 del 4 marzo). Le conseguenze di questo andamento rapido le stiamo già toccando con mano. Nell’impossibilità di contenere l’incremento percentuale dei casi l’assistenza sanitaria rischia di andare in tilt.”
Quando si parla di isolamento o di distanziamento sociale, si intendono diversi tipi di intervento, che vanno ad aggiungersi ad altri provvedimenti come la promozione di una maggiore igiene delle mani o l’utilizzo di mascherine. Le cose più comuni portare avanti sono: l’isolamento dei pazienti, l’individuazione e la sorveglianza dei contatti, la quarantena per le persone esposte, la chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro o l’adozione di metodi per lezioni scolastiche/universitarie e lavoro a distanza. Inoltre vanno anche considerati i provvedimenti che limitano l’assembramento di persone, come le manifestazioni sportive, fino ad arrivare alla restrizione dei viaggi internazionali. Si tratta delle restrizioni portate avanti dall’Italia in queste settimane e nelle prossime.
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Sull’efficacia di questo tipo di misure sono stati condotti diversi studi, molti condotti su epidemie e pandemie del passato. In genere i provvedimenti si sono dimostrati efficaci, in misura variabile a seconda del contesto. Possiamo ritenere che l’introduzione di ogni provvedimento adottato sia stato valutato attentamente, perché ognuna delle misure comporta costi sociali diretti o indiretti che possono essere molto alti.
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