Paolo Russo per "la Stampa"
Mentre l'Istituto superiore di sanità conferma che di Covid oramai muoiono soltanto i non vaccinati in Italia la variante Delta sembra essere un po' con il fiato corto, visto che ieri di contagi se ne sono contati circa mille più di lunedì (per l'esattezza 4. 552) ma il tasso di positività è andato giù dell'1,7% portandosi all'1,9. E dalla Gran Bretagna due numeri fanno sperare e preoccupare insieme. La speranza viene dal calo per il settimo giorno consecutivo dei contagi, ieri 23.551, meno della metà di quelli che si contavano solo una decina di giorni fa.
E siccome il numero dei vaccinati oltremanica è si aumentato ma non così tanto da giustificare una frenata così brusca c'è da sperare che l'ex indiana abbia perso la sua forza propulsiva. La cattiva notizia è che comunque ieri nel Regno Unito di morti se ne sono contati 131, il numero più alto da marzo scorso. E siccome fino ad oggi gli eventi britannici hanno sempre anticipato di un mesetto quello che l'epidemia è andata a combinare da noi c'è da sperare che prima della fine di agosto la curva dei contagi freni anche in Italia.
Nel frattempo i numeri dei decessi ci dicono che questo è il momento di tenere più alta la guardia, se non vorremo ritrovarci di nuovo a contare anche noi cento e passa vittime al giorno e ad avere gli ospedali in affanno. Non come durante le precedenti ondate, ma quanto basta a far rinviare ancora prestazioni sanitarie che da troppo tempo allungano le nostre liste di attesa. Facendo forse più vittime di quante non ne mieta di questi tempi il Covid. A proposito di morti l'Iss ieri ha certificato che da febbraio scorso quasi 99 vittime del virus su 100 non avevano terminato il ciclo vaccinale.
Che letto al contrario significa che vaccinandosi non si muore praticamente più. Rispetto alla totalità dei decessi, rileva lo studio, l'età media dei 423 deceduti con ciclo vaccinale completo avevano un'età decisamente elevata, 88,6 anni contro gli 80 dei non immunizzati. Inoltre il numero medio di patologie osservato tra i vaccinati è 5 volte più elevato di quelle riscontrate tra chi non ha completato il ciclo.
I vaccini dunque funzionano, ma il fattore età resta determinante rispetto al rischio di subire guai contagiandosi, pur vaccinati con entrambe le dosi. E questo per l'Iss può avere due spiegazioni: «In primis, i pazienti molto anziani e con numerose patologie possono avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere suscettibili all'infezione da Sars-Cov-2 e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati.
In secondo luogo questo risultato può essere spiegato con il fatto che è stata data priorità per la vaccinazione alle persone più anziane e vulnerabili e che quindi questa rappresenta la popolazione con maggiore prevalenza di vaccinazione a ciclo completo alla data in cui è stata eseguita questa valutazione». In entrambi i casi chi non si vaccina rappresenta una seria minaccia per i nostri nonni, anche se vaccinati. E anche questo è bene sia chiaro a chi ancora tergiversa.