Paolo Russo per “la Stampa”
Almeno tre milioni di vaccinazioni saltate per colpa del Covid. Un arretrato da recuperare che rischia di mandare in tilt i servizi di prevenzione delle Asl se alle punture contro morbillo, varicella, rosolia, polio e pertosse, giusto per citarne alcune, si dovessero sommare altri 7 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale da inoculare ai piccoli da 6 mesi a 6 anni, come raccomanda la circolare da poco firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza.
A mettere in guardia dal rischio di generare un caos sono i super esperti del Nitag, il Nucleo strategico sulle immunizzazioni. Che vedono dietro l'angolo un grande ingorgo. Una situazione che, come spiega il presidente del gruppo Vittorio Demicheli, «potrebbe essere di ostacolo alla somministrazione di vaccini fondamentali, come quelli contro morbillo, varicella e polio a vantaggio di quello antiinfluenzale, sul quale non esistono chiare evidenze scientifiche circa la capacità di impedire la diffusione dell'influenza tra gli adulti».
Che poi è il vero motivo per cui la circolare di Speranza invita ad immunizzare i piccoli, ma anche i più grandi, estendendo la gratuità dell'antinfluenzale anche alla fascia di età tra 60 e 65 anni, oltre la quale già non si pagava. «Questo significherebbe reperire almeno 3 milioni di dosi per i più grandi e circa 7 milioni per i più piccoli, per i quali è necessario anche il richiamo.
Quantitativi impossibili da trovare ora sul mercato», chiarisce il presidente del Nitag. Ma anche a scovarli per gli esperti restano aperti due nodi. Il primo è che «la pandemia ancora in corso nel nostro Paese ha prodotto un significativo rallentamento della attività di prevenzione vaccinale ordinarie», rimarcano nelle raccomandazioni approvate il 13 luglio scorso. Dove si afferma anche che «la situazione rende urgente e necessaria un'azione di recupero dei ritardi vaccinali» e ricordano che proprio per questo «l'Oms ha affermato l'inopportunità di avviare nuove campagne di vaccinazione in corso di pandemia».
Un altolà alla campagna antinfluenzale motivato non solo dalla necessità di recuperare vaccini ritenuti più importanti per i bambini, ma anche dal fatto che scaricando sui servizi di prevenzione delle Asl qualcosa come 10 milioni di vaccinazioni in più, i nostri 007 anti-Covid che ci lavorano finirebbero per non avere più tempo di rintracciare tutti coloro che sono venuti a contatto con i nuovi positivi.
Quel lavoro di "contact tracing" che ci ha permesso fino ad ora di non far diventare i focolai grandi incendi. E il paradosso è che «fare tutto questo per impedire che in autunno i sintomi dell'influenza si confondano con quelli del Covid, facendo prendere d'assalto studi medici e pronto soccorso - mette in chiaro ancora Demicheli - rischia di produrre l'effetto opposto.
Perché in quel periodo girano molti altri virus con sintomi simili, come tosse raffreddore e febbre, solo che a quel punto chi è vaccinato contro l'influenza si convincerebbe ancor più di aver contratto il Covid, generando ancor più confusione di quella che si voleva evitare». All'ingorgo sui vaccini si aggiunge poi il dilemma se mantenere o no l'obbligatorietà per tutti quelli introdotti dalla legge Lorenzin, che in base allo stesso provvedimento a fine mese dovrebbe fare il tagliando, per decidere sulla base delle coperture vaccinali se tornare o meno al liberi tutti.
Peccato che, come denunciano sempre gli esperti del Nucleo, la sbandierata anagrafe vaccinale nazionale non sia ancora funzionante e i dati sulle coperture siano fermi a un anno fa. Fermo restando che sul più temuto morbillo si è ancora al di sotto della soglia di sicurezza, che è quella del 95% di vaccinati. Motivo in più, secondo gli esperti, di evitare di aggiungere altra carne al fuoco con una campagna antinfluenzale che giudicano «non prioritaria».