Filippo Facci per “Libero quotidiano”
La nicotina protegge dal coronavirus ed è utile anche nella cura di patologie come i morbi di Alzheimer o di Parkinson: quest' ultima cosa è nota negli ambienti medici almeno dal 2012, mentre la prima è una novità dell' altro giorno, e ora fa scalpore soprattutto dopo gli ammonimenti dell' Organizzazione mondiale della sanità: «Il fumo danneggia i polmoni e altre parti del corpo, e ti rende più vulnerabile all' infezione da Covid-19. È il momento giusto per smettere di fumare». L' Oms, organismo sempre più politico e meno scientifico, ora ci sbatte dentro dietrologie del tipo che «l' industria del tabacco sta creando polemiche e confusione», ma casca male come le capita sempre più spesso.
Lo studio infatti non è certo della Philip Morris o di qualche improbabile università ansiosa di finire sui giornali: l' osservazione clinica scaturisce nell' ospedale parigino di La Pitié-Salpetrière (uno dei più importanti della capitale) dove solo il 4,4 per cento dei 343 pazienti ricoverati per coronavirus (età media 65 anni) risulta fumatore.
ospedale la pitie' salpetriere
La ricerca, appena pubblicata, ha poi esaminato anche il profilo di 139 pazienti che hanno consultato un medico con sintomi non gravi (età media 44 anni) con esiti similari: solo il 5,3 risultava fumatore. «Lo studio suggerisce che i fumatori abbiano una probabilità molto più bassa di sviluppare un' infezione sintomatica o grave rispetto alla popolazione generale», scrivono gli autori, tra i quali l' epidemiologa Florence Tubach. In pratica i pazienti ambulatoriali rischierebbero cinque volte meno e i ricoverati quattro: un incidenza che «raramente vediamo in medicina» dice la Tubach.
FILA AI DISTRIBUTORI DI SIGARETTE DOPO L'ANNUNCIO DI CONTE
Poi la spiegazione si fa più complicata: «L' ipotesi è che, fissandosi sul recettore cellulare utilizzato anche dal coronavirus, la nicotina gli impedisca o lo trattenga dal fissarsi, bloccandone la penetrazione nelle cellule e il propagarsi nell' organismo» aggiunge Jean-Pierre Changeux, neurobiologo membro dell' Istituto Pasteur. I ricercatori ipotizzano che questo «recettore nicotinico» sia anche all' origine della varietà di sintomi del Covid-19, tra cui la perdita dell' olfatto.
CEROTTI PROTETTIVI
I risultati insomma sono robusti, ma i ricercatori naturalmente si guardano bene dal consigliare l' uso del tabacco, che pure contiene additivi e agenti tossici (quando li contiene). Quindi, per cominciare, l' ospedale parigino ha avviato una sperimentazione basata sull' applicazione di cerotti alla nicotina con vari dosaggi e diversi scopi: preventivo (per capire se possono proteggere il personale medico-sanitario) e terapeutico (su pazienti ricoverati o in rianimazione, per cercare di diminuire la sintomatologia). E pensare che il sindaco di Milano voleva chiudere le tabaccherie.
A fine marzo c' era stato anche uno studio cinese pubblicato sul New England Journal of Medicine che pure, tra i malati Covid, registrava una più bassa percentuale tra i fumatori. E ora eccoti anche la pubblicazione dello studio francese, che ovviamente ha suscitato clamore. Il ministro transalpino della Salute ha paventato che la gente possa correre a comprarsi cerotti di nicotina o addirittura cominciare a fumare, snocciolando poi i soliti improbabili dati sulle morti per fumo (basati su calcoli statistici) che di questo passo, però, anche in Francia, rischiano di non essere molto più alti di quelli per coronavirus.
Detto in generale, ogni tanto spuntano degli esiti scientifici anche serissimi che vengono giudicati «pericolosi» quando non si possono confutare, o quando non sono in linea con le politiche dell' Oms: è stato anche il caso, nel 2012, di quando l' Istituto italiano per le ricerche (Cnr) dimostrò che la nicotina aiuta nettamente la memoria e potrebbe essere utile per curare patologie come l' Alzheimer e il Parkinson.
STIMOLI E DIPENDENZA
L' Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr dimostrò che la sostanza poteva aiutare a migliorare la cosiddetta memoria di lavoro o «working memory», ossia la memoria a breve termine che permette di agire in maniera controllata in base agli stimoli e alle informazioni provenienti dall' ambiente.
La scoperta fu presentata nel corso del Congresso mondiale della Society for Neuroscience, ma si temette che potesse rappresentare un alibi per fumare tranquillamente. Anche qui, dunque, fu detto che ci si doveva limitare a cerotti o compresse: ma rimane una sorta di segreto terapeutico ignorato dai più.
La nicotina genera assuefazione
Patologie a parte, non è un segreto - anzi, tutto sommato lo è - che la nicotina abbia effetti stimolanti, migliori la concentrazione, aumenti il metabolismo, moderi la fame e riduca lo stress. Dosi ripetute però fanno aumentare la concentrazione dei suoi recettori a livello cerebrale, e generano dipendenza. Una tra le tante e che possiamo scegliere - questo è l' importante - se tenerci o non tenerci.
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