Federico Fubini per il "Corriere della Sera"
L'8 gennaio scorso la presidente di ReiThera, l'azienda di Castel Romano che lavora a un vaccino contro Covid-19, si mostrava ottimista quanto alle prospettive dei prossimi mesi. Da ricercatrice quale è, formatasi con un post-dottorato all' Istituto di biologia molecolare e cellulare di Strasburgo, Antonella Folgori del resto non guardava al progetto da un punto di vista finanziario: stava semplicemente descrivendo le prospettive della sperimentazione e della produzione.
Dichiara in quel momento Folgori: «Contiamo di ottenere i dati necessari per l'eventuale approvazione in estate e poi, se la produzione su larga scala avverrà come previsto, di iniziare a vaccinare i soggetti più esposti nel secondo semestre del 2021». Dunque fra pochi mesi al massimo, almeno in teoria. Folgori in quel momento parla di «milioni di dosi».
La ricercatrice certo in quel dì non sfoggia la stessa fiducia sui tempi che aveva il 24 agosto del 2020, quando a Margherita De Bac del «Corriere» dice addirittura: «Ci stiamo attrezzando per fare milioni di dosi entro la fine dell'anno» e «potremmo avere il vaccino per la primavera del 2021» (cioè adesso).
In ogni caso la comunicazione sul vaccino di ReiThera da parte dei protagonisti è stata sempre caratterizzata da visioni positive. Sempre in gennaio per esempio Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, che allora era coinvolto nella ricerca per ReiThera sulla base di una promessa di finanziamento da 4 milioni della Regione Lazio, si dimostrava anche più fiducioso di Folgori.
«Siamo a buon punto, è probabile che il vaccino sarà pronto a giugno-luglio» e «renderà l' Italia autosufficiente con 100 milioni di dosi», dice sempre Vaia. Prima di aggiungere: «Immaginiamo che il governo calerà una fiche sul nostro vaccino». Nel frattempo lo Spallanzani si è ritirato dal progetto di ReiThera, senza spiegare perché. Ma quella «fiche» (da 81 milioni di euro, di cui 41 a fondo perduto ad opera di Invitalia) almeno per ora il governo non può calarla perché la Corte dei Conti ha bloccato tutto.
Speranza e Antonella Folgore, sviluppatrice del vaccino Reithera
I magistrati contabili non entrano nel merito scientifico, ma hanno trovato diverse falle nella struttura finanziaria del progetto.
La più evidente: Invitalia per conto del governo non può sussidiare l' azienda perché il denaro pubblico può sì sostenere le operazioni finalizzate al vaccino di ReiThera ma - dice la Corte dei Conti - non «le finalità generali di rafforzare la consistenza patrimoniale dell' impresa».
In altri termini, ReiThera non ha diritto di usare i sussidi destinati al vaccino per comprarsi un immobile da quattro milioni di euro a Castel Romano, come aveva previsto.
Vale allora la pena di porsi qualche domanda, su questo progetto annunciato con grande enfasi da vari addetti ai lavori. Il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco Nicola Magrini, per esempio, è arrivato al punto di fare qualcosa che un regolatore europeo di solito non fa con una società da lui stesso regolata: in gennaio ha partecipato al fianco dei rappresentanti di ReiThera alla presentazione alla stampa dei risultati della prima delle tre fasi di sperimentazione del vaccino - sulla base di un piccolo campione, senza dati quantitativi sull' efficacia - e si è sbilanciato in pubblico con giudizi positivi.
Vaccino Reithera conferenza-stampa
Dunque, qualche interrogativo viene naturale. Il più urgente: dopo le promesse mirabolanti, quali sono i tempi realisticamente prevedibili per il vaccino dei ReiThera?
Davvero giugno o magari l'autunno di quest' anno, com' era stato promesso?
In realtà una presentazione del direttore medico dell'azienda Roberto Camerini, mostrata a un webinar privato alcuni giorni fa, prospetta un orizzonte diverso: inizio dell' ultima fase di sperimentazione nell' autunno prossimo e conclusione dell' iter di autorizzazione e messa in commercio «nel terzo o quarto trimestre del 2023». Quando la pandemia - si spera - non sarà più un' emergenza.
L' azienda in questa fase non rilascia dichiarazioni ufficiali, ma smentisce di aver promesso tempi stretti nei mesi scorsi solo per spingere il governo a finanziarla. Al contrario, spiega le lentezze attuali con il fatto che i fondi pubblici (40 milioni di prestiti e 41 milioni a fondo perduto) sono stati solo promessi ma mai versati.
Di certo, come ha osservato sul Foglio lo scienziato Enrico Bucci, le scadenze inizialmente previste da ReiThera nei documenti consegnati a Aifa sono state poi ritirate. E più passano le settimane, più diventa difficile trovare in Europa anziani non ancora vaccinati sui quali condurre le sperimentazioni.
Insomma la corsa per il vaccino italiano per l'immunità al coronavirus Covid 19 è sempre più in salita, ancora prima di avere finalmente chiarezza sui suoi reali dati di efficacia.
L' azienda di Castel Romano è fragile perché esposta con le banche. Aveva scommesso molto sui fondi di Invitalia e ora sta valutando se riformulare la richiesta di finanziamento pubblico dopo aver eliminato le voci contestate. Nei prossimi giorni renderà noti i risultati della sperimentazione di seconda fase e su quelli si gioca molto.
Il governo non chiude la porta, ma vuole concretezza. «Se i risultati scientifici della seconda fase sono buoni, certamente faremo uno sforzo per salvare il progetto di ReiThera», dice il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. «Ma è altrettanto certo che non finanzieremo operazioni immobiliari non correlate al progetto scientifico».