Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
BORIS JOHNSON URSULA VON DER LEYEN
Il vocabolario è da guerra fredda dei vaccini: «Incredibile atto di ostilità». La frase è del primo ministro dell'Irlanda del Nord, Arlene Foster, che ha attaccato la decisione dell'Unione europea di fermare il flusso di dosi di vaccini prodotti in Belgio ma diretti nel Regno Unito. In serata, dopo una telefonata tra Johnson e la von der Leyen, la mezza marcia indietro della Ue. All'origine dello scontro c'è il taglio del 75 per cento delle forniture che AstraZeneca aveva promesso all'Europa.
La Commissione europea è convinta che dalla fabbrica belga le dosi viaggino fino alla Gran Bretagna passando dal confine tra Irlanda e Uk, dunque in Irlanda del Nord. «Ogni esportazione di questi farmaci nei prossimi due mesi, dovrà essere autorizzata dai Paesi membri».
Secondo il Belfast Telegraph «la mossa vanificherà qualsiasi tentativo di utilizzare l'Irlanda del Nord come porta di servizio per portare i vaccini in Gran Bretagna». I britannici ritengono che sia una violazione degli accordi sulla Brexit. Boris Johnson, in tarda serata, ha telefonato a Ursula von der Leyen affermando: non rispettate gli accordi, sono preoccupato «per il potenziale impatto sull'esportazione dei vaccini».
dosi di vaccini suddivise per paese
Poco prima di mezzanotte l'Unione europea ha fatto marcia indietro; secondo la Bbc «la Ue ha revocato la decisione di ignorare temporaneamente parte dell'accordo sulla Brexit per una controversia sulle forniture di vaccini Covid». Il presidente francese Macron, però, ha confermato: l'Europa deve controllare l'esportazione dei vaccini. Preoccupazione per questa mossa è stata espressa dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Perché la Ue ha usato le maniere forti, anche se poi ha frenato? Andiamo per ordine. Prima Pfizer, poi AstraZeneca, infine Moderna. Se le tre compagnie farmaceutiche alzano il telefono e avvertono l'Unione europea che le dosi promesse saranno tagliate copiosamente, qualcosa che non funziona nei contratti stipulati ci deve essere.
Ora la Commissione passa al contrattacco, minaccia ritorsioni legali e pubblica la copia del contratto stipulato con AstraZeneca, ma lo fa oscurando molti passaggi, ad esempio quello sui prezzi e sul calendario delle consegne (su richiesta dell'azienda).
I BUCHI NERI
Nelle 41 pagine alcuni passaggi che sembrano contraddire la multinazionale anglosvedese, si dice chiaramente a pagina 11 che «AstraZeneca farà tutto il possibile per produrre il vaccino nei siti di produzione all'interno della Ue (che, solo ai fini di questa sezione, includerà il Regno Unito)».
Se ci sono stati problemi allo stabilimento in Belgio, come sostenuto da AstraZeneca, allora la compagnia farmaceutica deve inviare dosi dalle due fabbriche in Gran Bretagna. Il ceo dell'azienda, Pascal Soriot, ha raccontato: dobbiamo dare la precedenza al Regno Unito con cui abbiamo stipulato un contratto tre mesi prima di quello con la Ue.
Questa frase ha fatto infuriare la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides: «Respingiamo la logica del chi prima arriva meglio alloggia. Può funzionare dal macellaio sotto casa». Nel contratto il paragrafo 13.1 al punto E certifica che AstraZeneca non deve avere accordi con terze parti che possano ostacolare la fornitura dei vaccini all'Unione europea.
uffici di astrazeneca a bruxelles
C'è però un problema di fondo nel contratto, secondo un esperto di diritto internazionale che chiede di non essere citato: di fatto non pone dei paletti credibili, non indica delle penali, cita il concetto del massimo sforzo dell'azienda che appare assai vago. Una battaglia legale difficilmente porterà benefici.
In attesa che il numero dei vaccini aumenti (tra un mese dovrebbe arrivare l'autorizzazione dell'Ema per Johnson&Johnson), ora la Ue scopre di avere un'arma in meno rispetto alla Gran Bretagna: con Novavax, il cui vaccino sta dimostrando una efficacia vicina al 90 per cento, l'Europa ha iniziato la trattativa, ma non ha un contratto.
Questa società, che ha ricevuto finanziamenti dal governo Usa (1,6 miliardi) e dalla Fondazione di Bill Gates, ha già venduto 60 milioni di dosi al Regno Unito. L'Ungheria, paese Ue, continua a ballare da sola: dopo Sputnik 5, ha dato il via libera a Sinopharm, cinese. Mauro Evangelisti
ursula von der leyen boris johnson I DOCUMENTI CHE CONFERMANO IL BLUFF DI SPERANZA SUI VACCINI ASTRAZENECA contratto ue astrazeneca ursula von der leyen boris johnson