Estratto dell’articolo di Elisa Forte per “la Stampa”
[…] Sono oltre 3 milioni i pazienti in cura (3.678.362 per l'esattezza, di cui 1,4 milioni di nuovi casi solo nel 2022). La metà soffre di anoressia, il 20,2% di obesità, il 19,9% di bulimia nervosa e l'1,9% di Arfid, il disturbo evitante-restrittivo dell'assunzione di cibo, l'ultimo inserito nelle tabelle sanitarie, dieci anni fa.
Al Numero verde, tra gennaio e maggio di quest'anno, sono già arrivati 817 Sos: più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Negli anni, è stato accertato che sono in maggioranza le donne (87%) a utilizzarlo. Il 51% delle persone che si rivolge al servizio di counseling gratuito e anonimo della Presidenza del Consiglio, in precedenza, non aveva mai chiesto aiuto.
Per molti è il primo difficile passo, l'unico sollievo dalla solitudine della propria condizione di sofferenza. Il 47% delle chiamate arriva da parte dei genitori, il 44% dagli interessati. Nel 9% dei casi sono amici e partner a cercare conforto e a richiedere il primo accesso virtuale all'offerta di cura. […]
Questi dati, come puntini da unire, tracciano un disegno drammatico: quasi da trasformare quella di domani in una giornata di lutto: sono 3.158 i decessi (dati 2022 del Rencam, Registro nominativo cause di morte) con diagnosi correlate ai disturbi dell'alimentazione e della nutrizione. Nove al giorno. Oppure – è questo è davvero inaccettabile – «perché non hanno avuto accesso alle cure».
Possibile? «È così. Da dieci anni le terapie sono specializzate ed efficaci. Ma muore chi non è mai arrivato alle cure: si muore perché i più giovani non sono consapevoli e a volte si arriva tardi alla diagnosi oppure perché non si riesce ad avere accesso ai servizi sanitari», spiega la professoressa Laura Dalla Ragione. Oltre a dirigere il Numero verde, dirige la Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della Usl 1 dell'Umbria ed è docente al Campus Biomedico di Roma.
«È un'epidemia nascosta – denuncia – si muore di più dove scarseggiano o non ci sono centri specializzati». Manco a dirlo, al Sud. In Campania, Sardegna, Sicilia e Puglia. Ma, laddove le strutture esistono ecco le (solite) liste di attesa: per una prima visita c'è da aspettare oltre 6 mesi e altrettanto per i primi ricoveri. […]