Niccolò Carratelli per “La Stampa”
Tra esattamente due settimane, salvo imprevisti, avremo vaccinato contro il Covid i primi bambini italiani. Il generale Francesco Figliuolo ha fatto sapere che le prime dosi del siero pediatrico Pfizer «saranno rese disponibili a partire dal 15 dicembre, in modo che tutte le strutture vaccinali delle Regioni e Province autonome – è la previsione del commissario – saranno in grado di procedere alla somministrazione dal 16 dicembre».
Per questo mese è stata programmata (in due fasi di consegna) la distribuzione di un milione e mezzo di dosi, «una prima tranche che sarà poi integrata a gennaio», ha spiegato Figliuolo. La platea potenziale da immunizzare, nella fascia 5-11 anni, è di oltre 3 milioni e 600mila bambini, di cui il 10% fragili, con patologie o deficit immunitario: «Si dovrà cominciare da loro e poi rivolgersi subito a tutti gli altri», ha detto Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria. L’obiettivo minimo è coprire con due dosi almeno la metà degli interessati, ma si spera di -arrivare al 70%, stessa soglia raggiunta dagli adolescenti che ad oggi hanno completato il ciclo vaccinale.
Per farcela sarà determinante proprio il contributo dei pediatri, in virtù del rapporto privilegiato che hanno con i genitori. La campagna di comunicazione in preparazione al ministero della Salute, del resto, avrà tra i messaggi più forti l’invito al confronto con il dottore di fiducia. Secondo Paolo Biasci, presidente della Federazione dei medici pediatri (Fimp) «i nostri studi sono il luogo ideale per la vaccinazione: un ambiente che i bambini conoscono e dove il tempo di attesa è zero – ha spiegato – In ogni caso, la cosa migliore è offrire alle famiglie più opzioni tra cui scegliere».
Così sarà, anche perché il coinvolgimento dei pediatri di famiglia non sarà immediato e nemmeno garantito in tutte le Regioni: in alcune sono già stati sottoscritti accordi specifici per svolgere il servizio, in altre ancora no. E molto speso gli studi non hanno gli spazi adatti: «Ogni pediatra ha 3-400 pazienti fra i 5 e gli 11 anni, ognuno dei quali da vaccinare due volte», ha precisato Rocco Russo, coordinatore del tavolo sulle vaccinazioni della Società di pediatria (Sip).
Da subito verranno organizzati dei percorsi dedicati ai più piccoli all’interno degli hub vaccinali già esistenti e saranno utilizzati i distretti territoriali delle Asl, dove normalmente i bimbi fanno le vaccinazioni obbligatorie. Inoltre, in molte Regioni si stanno attrezzando hub pediatrici specifici, dall’ospedale “Gaslini” di Genova al “Bambino Gesù” di Roma. Solo nel Lazio, dove dal 13 settembre scatteranno le prenotazioni, ci saranno «78 mini hub con una particolare accoglienza – ha annunciato l’assessore alla Salute Alessio D’Amato – con la presenza di clown per alleggerire un po’ la tensione».
milena gabanelli sul vaccino ai bambini 1
La Lombardia si sta attrezzando per gli under 12 con linee guida dedicate negli hub: «Stiamo pensando ad orari soprattutto pomeridiani, al sabato e alla domenica, per dare la possibilità ai bambini di essere accompagnati dai genitori e non interferire sull'orario scolastico», ha precisato la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti. In Campania ieri si è riunita l'Unità di crisi per mettere a punto l’organizzazione: «Dobbiamo avere luoghi dedicati per la vaccinazione dei bambini, anche negli attuali centri di vaccinazione – ha spiegato il presidente Vincenzo De Luca - e vorremmo andare nelle scuole, dove per procedere alla vaccinazione sarà necessaria la presenza dei genitori, ma dove si può creare un clima di maggiore distensione».
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Non è certo disteso il dibattito tra gli scienziati, non tutti favorevoli alla vaccinazione dei bambini. Ieri, ad esempio, dalla Germania è arrivata la pesante presa di posizione di Thomas Mertens, presidente della Commissione tedesca Stiko specializzata sui vaccini presso il Robert Koch Institute, il quale ha ammesso che, sulla base dei dati attualmente disponibili, «non vaccinerebbe i propri figli contro il Covid». Una risposta indiretta l’ha data Maria Paola Trotta, coordinatrice dell’unità di crisi dell’Aifa dedicata al Covid: «I dati non sono pochi – ha assicurato - Già ora possiamo dire che, con tre milioni di bambini americani vaccinati, se ci fossero stati segnali importanti si sarebbero visiti e saputi». —