Pa. Ru. per “la Stampa”
Per il virologo dell'università di Milano, Fabrizio Pregliasco, la decisione di abrogare il tampone in uscita dall'isolamento domiciliare per i sintomatici è un azzardo: «Per gli asintomatici è un passo verso la normalità che si poteva fare, perché la contagiosità si concentra nei primi giorni dopo aver contratto l'infezione. Che poi non significa escludere totalmente la possibilità di contagiare gli altri, ma solo che quel pericolo diminuisce con il calare della carica virale. Un rischio che si può anche correre responsabilizzando le persone. Ma abrogare il tampone in uscita anche per i sintomatici, che invece hanno una carica virale ancora alta è un rischio troppo alto. Magari era un passo che si poteva tentare scavallato l'inverno».
E dell'abrogazione del green pass in ospedali e Rsa cosa ne pensa?
«Che si poteva aspettare un po' anche in questo caso. In futuro il green pass si potrebbe mantenere solo su indicazione del direttore sanitario in funzione del contesto in cui ci si trova, ossia della presenza di persone particolarmente fragili, ma anche del periodo. Mantenendolo ad esempio nei mesi invernali».
Le sembra giusto non far pagare le multe ai No vax?
«Questa, così come la decisione di anticipare il rientro dei sanitari non vaccinati, credo che sia una scelta politica. Certo è che così si mandano segnali ambigui».
Teme che in questo modo si allontanino le persone dalla vaccinazione?
«Si, anche perché c'è già una certa stanchezza vaccinale. Questo perché non possiamo continuare a proporre il vaccino ogni 4 o 6 mesi. Dobbiamo arrivare a un richiamo annuale, concentrandoci su anziani e fragili. Detto questo sui vaccini non deve esserci alcuna ambiguità, perché hanno salvato decine di migliaia di vite umane solo in Italia e ora è il momento di proteggersi anche dall'influenza. E invece anche qui la vaccinazione non sta andando bene purtroppo».
Ridurre l'autosorveglianza a 5 giorni senza anche qui tampone in uscita è un rischio calcolato oppure no?
«Accorciare i tempi ci sta per rendere più accettabile l'obbligo di indossare le Ffp2 nei luoghi chiusi e in quelli affollati. In questo caso un piccolo rischio in più lo si corre solo se si hanno sintomi. Se si frequentano persone fragili il tampone però lo farei e così come si fa con l'influenza in caso di sintomi si sta a casa».
Si sta avvicinando anche la scadenza di fine anno dell'obbligo di mascherina in ospedali e Rsa. Lo manterrebbe?
«Per ora si, poi così come per il green pass lascerei che siano i direttori sanitari a dare delle indicazioni a secondo della fragilità dei pazienti con i quali si entra in contatto. Ma a prescindere dagli obblighi dovremmo imparare dagli orientali, che indossano la mascherina non solo per proteggersi, ma anche per salvaguardare gli altri quando si hanno dei sintomi».
Dal primo gennaio non ci sarà più alcuna misura anti Covid. Un ritorno alla normalità si dice. Ma Omicron ha fatto quasi 50mila morti
«Infatti non è ancora il momento di abbandonare la prudenza che l'Italia ha sempre avuto. Omicron è meno pericolosa, ma è anche più contagiosa per cui il tasso di letalità dello 0,2% su un gran numero di contagiati dà purtroppo ancora un alto numero di vittime».
Tra Covid e influenza che Natale sarà?
«Impegnativo, soprattutto sul versante influenza. Il consiglio è di vaccinarsi se non lo si è fatto ed evitare troppi contatti con gli anziani».