Carla Massi per “il Messaggero”
Carenza di vaccini, lentezza nel riuscire a proteggere la popolazione. Dagli over 80 ai pazienti cronici. La via indicata dai politici come David Sassoli, presidente dell' Europarlamento, e da una parte dei ricercatori è quella di sospendere temporaneamente la proprietà dei brevetti. Una deroga all' esclusiva di produzione.
Gli industriali allargano lo scenario e mettono in luce la presenza di altri ostacoli. Anche nel caso in cui si arrivasse a una tregua per i diritti della proprietà intellettuale. «Il nodo vero di questa emergenza non sta assolutamente nell' abolizione del brevetto come si pensa ma, soprattutto, nella impossibilità produttiva delle aziende.
Nella difficoltà che oggi, causa l' esplosione della richiesta, abbiamo nell' approvvigionamento dei più semplici filtri per le strumentazioni» commenta Lucia Aleotti, azionista e membro del Cda della Menarini di Firenze e del Comitato di presidenza di Farmindustria.
Lei pensa che se anche il brevetto fosse abolito, pur transitoriamente, la situazione vaccini non cambierebbe?
«No, non cambierebbe, anzi si aggraverebbe. Bisogna rendersi conto che il brevetto è la spinta per portare avanti la ricerca e continuare a lavorare come si è fatto nell' ultimo anno. Non c' è ricerca senza brevetto».
Eppure, il libero accesso ai farmaci o vaccini che tutelano la salute pubblica ha sempre premiato la collettività, non è d' accordo?
«I farmaci ci sono perché qualcuno ha investito per scoprirli. Il punto è: come si davvero produrre più vaccini? Anche le aziende che normalmente si occupano prevalentemente di questi prodotti lavorano in affanno. Perché i numeri sono lievitati a dismisura e i tempi per arrivare alla confezione finale non si possono dimezzare più di tanto».
Ha parlato di difficoltà di approvvigionamento di macchinari e strumentazioni. Vuol dire che la lentezza si deve anche a questa?
«La nostra azienda si occupa della produzione degli anticorpi monoclonali italiani messi a punto dal Centro di ricerca del Mad Lab del Toscana Life Science. Ebbene, i filtri che prima ci arrivavano dai fornitori in due giorni oggi ce ne mettono mesi».
Se un' azienda sovrana volesse acquistare i brevetti e iniziare a produrre avrebbe questi ostacoli? Come potrebbero essere superati?
«Il vaccino è un prodotto biotecnologico estremamente complesso, ha bisogno di macchinari come i bioreattori che, oggi, non è semplice neppure acquistare. È, inoltre, necessario altro materiale che, sul mercato scarseggia. Va sicuramente trovata una soluzione. Di questo ha parlato Farmindustria durante l' incontro con il ministro dell' Industria Giorgetti. Si cerca di capire chi ha i macchinari per produrre i sieri anti-Covid e di creare un tavolo di filiera»
Avete già fatto questa ricognizione tra le aziende che lavorano in Italia per mettersi in moto presto?
«È importante la produzione del farmaco ma anche l' infialamento. Alcune hanno delle macchine per questa operazione ma si sta verificando se queste sono adatte per il vaccino contro il Covid-19. Stiamo verificando quante aziende riescono a dedicare una linea di produzione solo per questo».
I tempi?
«Pensiamo almeno quattro-sei mesi».
Scusi, torno alla domanda iniziale? Non si potrebbe pensare alla sospensione temporanea dei diritti di proprietà e, intanto, attrezzare le aziende per la produzione dei vaccini?
«Il brevetto e i suoi benefici sono la garanzia senza la quale nessuno farebbe la ricerca. Può non piacere questo pensiero ma è la realtà. Pensiamo solo alle prossime varianti...».
A che cosa si riferisce?
«Oggi si lavora al vaccino creato per contrastare il virus che è sbarcato da noi un anno fa. Stiamo vedendo quante varianti stanno spuntando nel mondo. La modificazione dell' antidoto ha bisogno di nuove ricerche e nuovi investimenti per tutelare la salute anche nel prossimo futuro».
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