PIERPAOLO SILERI ROBERTO SPERANZA
Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri (M5S) è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul caso AstraZeneca. “L’Ema ha dato l’ok ribadendo i benefici del vaccino –ha affermato Sileri- però, poiché un esiguo numero di trombosi si è verificato in soggetti sotto i 60 anni, per massima precauzione alcuni Paesi raccomandano la vaccinazione con Astrazeneca sopra i 60 anni come stiamo facendo noi e la Germania.
Questo significa che non è vietato il vaccino sotto i 60 anni, ma la raccomandazione è di utilizzarlo per gli over 60, perché nei soggetti over 60 questa complicanza non sembra verificarsi. E’ una raccomandazione, lo dimostra il fatto che chi ha fatto la prima dose con Astrazeneca potrà fare anche la seconda sempre con Astrazeneca. Queste rarissime complicanze si sono verificate con la somministrazione della prima dose, non si sono mai osservate in persone che hanno fatto la seconda dose”.
Sull’approvvigionamento dei vaccini. “I vaccini continuano ad arrivare, secondo la tabella di marcia si sta procedendo anche velocemente ed è possibile che a fine mese possano essere anche di più di quelli previsti. Confidiamo molto nelle dosi di J&J nella seconda decade di aprile.
Vi sarà un maggiore sforzo delle Regioni per rimodulare la campagna vaccinale, garantendo le dosi di Astrazeneca per le fasce più a rischio. Il governo deve dare sostegno alle Regioni perché la rimodulazione impone un cambio di rotta, però è pur vero che tutto questo spinge in un’unica direzione: proteggiamo prima tutte le persone sopra i 65 anni oltre ai fragili. Tutto questo migliorerà ulteriormente la protezione delle fasce più a rischio”.
Sulle riaperture. “Io sono un aperturista con giudizio, il giudizio sono i numeri. Non c’è una data, c’è però la necessità di fare una road map di aperture. L’R con zero scende lievemente, io credo che nelle prossime settimane continuerà a scendere in maniera più decisa. Inoltre abbiamo protetto il personale sanitario e molti anziani.
Accadrà che nell’ultima decade di aprile i numeri che oggi iniziamo a vedere: il calo dei ricoveri e delle terapie intensive sarà più deciso, non credo il numero dei casi perché il virus continuerà a circolare tra le fasce più giovani non ancora protette, ma questo non comporterà casi di malattia grave. Questo permetterà di programmare le riaperture. Dobbiamo copiare il Regno Unito, mutuando la loro esperienza e dare una tempistica sulla base di quello che hanno fatto loro. Poiché come Europa siamo partiti un po’ in ritardo, possiamo ipotizzare riaperture un mese e mezzo dopo Gran Bretagna e Usa. Credo che tra il 20 aprile e il 15 maggio una scaletta di riaperture sia verosimile”.
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