Isabella Fantigrossi per www.corriere.it
Arriva il caffè sul tavolo e, prima di sorseggiarlo, apre una bustina di zucchero, bianco. Ne versa un po’ nella tazzina. Osservato, spiega: «Ma non ho mai detto che non si può mangiare. Se è per questo sono appena stato in Calabria e ho anche mangiato del salame, non è facile resistere. Pensi che l’altro giorno ero in un bar a Genova, una persona mi riconosce e mi dice: “Ma professor Longo, l’ho vista, ha messo la sambuca nel caffè!”. Beh ma certo, si può. Inutile mangiare mezzo chilo di pane, pasta, pizza e patate al giorno e poi stare a levare quattro grammi di zucchero. Non ha senso».
VALTER LONGO - IL CANCRO A DIGIUNO
Il punto, insomma, è seguire abitualmente una dieta diversa. Ma, soprattutto – spiega Valter Longo, direttore del Laboratorio Longevità e Cancro di IFOM (l’Istituto Firc di Oncologia Molecolare di Milano) e dell’Istituto di Longevità della University of Southern California di Los Angeles – capire che il digiuno e un certo tipo di dieta possono aiutare a combattere il cancro. O, detto meglio, che la combinazione studiata di dieta per la longevità e di dieta mima digiuno può ottenere importanti effetti anti-tumorali: mangiare poco, insomma, ma bene può ritardare la progressione della malattia nei pazienti oncologici.
Valter Longo, biochimico di formazione, nato a Genova nel 1967, quest’anno definito dalla rivista scientifica americana Science come un pioniere nel campo della nutrizione, lo racconta nel suo nuovo libro, Il cancro a digiuno, in libreria per Vallardi dal 20 settembre.
È così convinto della sua teoria, Longo, da azzardare una previsione importante: «Oggi sappiamo che quasi una persona su due si ammalerà di tumore. Ma, grazie ai progressi della scienza e della tecnologia, io credo che in meno di 20 anni sconfiggeremo il cancro. Se ci mettessimo di più, sarebbe davvero sconvolgente. Certo, non è una cosa di domani ma la ricerca scientifica è davvero a buon punto. Ora si tratta di capire quanto anche l’alimentazione possa dare il suo contributo».
La dieta della longevità
Il segreto sta nell’integrazione, dunque, di dieta della longevità e dieta mima digiuno. La prima è un regime pesco-vegetariano che prevede l’assunzione di poche proteine (negli adulti circa 0,8 grammi per chilo di peso corporeo ideale), zuccheri e carboidrati raffinati limitati (in modo da fornire nutrimento senza provocare alti livelli di insulina) e la decisione di mangiare solo nell’arco concentrato di 12 ore al giorno, in modo da digiunare per le altre 12 (nelle persone sane, mentre nella terapia di vari tipi di tumore è consigliabile spingersi fino a 13-14 ore giornaliere di digiuno). «La dieta della longevità andrebbe seguita sempre nell’arco della vita, seppur con differenze di quantità a seconda dell’età, perché ideale per massimizzare la longevità e minimizzare la progressione tumorale».
VALTER LONGO - LA DIETA DELLA LONGEVITA
La dieta mima digiuno
A questo tipo di alimentazione — «in momenti precisi stabiliti dal medico, evitando rigorosamente il fai da te» — , si abbinano poi cicli di dieta mima digiuno, un programma alimentare della durata di 5 giorni chiamato così perché consente di mangiare, anche se poco, e di avere allo stesso tempo gli effetti benefici del digiuno: si tratta di una dieta ipocalorica, ipoproteica (con proteine di origine esclusivamente vegetale), a basso contenuto di zuccheri semplici e che prevede uno studiatissimo bilanciamento tra macro-nutrienti (proteine, grassi, carboidrati, fibre) e micro-nutrienti (vitamine e minerali).
Un esempio di menu giornaliero? Caffè decaffeinato o tè deteinato, un bicchiere di latte vegetale, del pane integrale o di segale e un cucchiaio di marmellata senza zuccheri a colazione; a pranzo una zuppa e dell’insalata; come spuntino di metà pomeriggio un frutto fresco e 15 grammi di frutta secca; e a cena del filetto di pesce e della macedonia di stagione con semi misti.
«Jolly terapeutici»
«Queste due diete – è convinto Longo – non solo sono in grado di ritardare l’invecchiamento e allungare la gioventù ma possono davvero rendere difficile la vita alle cellule tumorali». Tanto da essere considerate dei veri propri «jolly terapeutici» a rinforzo delle tradizionali terapie anti-cancro come la chemio, l’immunoterapia o le terapie ormonali. Ma qual è il meccanismo con cui agiscono secondo Longo?
«Semplificando, è come se il digiuno aiutasse a separare le cellule sane dalle cellule tumorali: mentre le prime sanno come comportarsi perché il digiuno fa parte della storia dell’uomo, le seconde, nel momento in cui vengono affamate, sono in difficoltà. In questo modo è come se le cellule sane fossero silenti, mentre le terapie anti-cancro fanno il loro dovere colpendo solo quelle malate».
Questa dinamica, racconta, era già stata dimostrata sui lieviti e sui topi. E ora sembrano andare nella stessa direzione i diversi studi clinici randomizzati sugli esseri umani citati nel libro. Nel frattempo stanno per partire due studi randomizzati, coordinati da Longo, assieme all’università della Calabria per scoprire gli effetti della dieta della longevità sugli abitanti di Molochio e Varapodio e per capire se, dopo tre cicli di dieta mima digiuno e studiando i marcatori della giovinezza, è possibile riportare indietro l’età biologica delle persone.
L’equipe: oncologo, nutrizionista e biologo
Il cambio di prospettiva è evidente. Si è sempre pensato di dover rimettere in forza il paziente. Ora bisogna mettersi a stecchetto. «Ma non è così. L’obiettivo resta sempre quello di rimettersi in forza ma mangiando diversamente, per mettere il tumore in condizione di fermarsi. Senza mangiare di più ma nemmeno senza la restrizione calorica, una dieta poco sofisticata ideata negli anni passati che conduceva all’anoressia.
Io, per esempio, seguo questa alimentazione da quando ho 30 anni, dopo aver scoperto di avere il colesterolo e la pressione molto alta come tutti i miei famigliari. Oggi ho valori nella norma, non prendo farmaci e non sono affatto sottopeso: sono alto 186 centimetri e peso 78 chili». Dunque, le terapie tradizionali guidano la strategia di cura, la dieta si affianca per massimizzarne gli effetti.
«L’oncologo, dunque, non basta più. Per guarire dalla malattia o fermarne la progressione è necessaria un’equipe, un team composto dall’oncologo e poi anche da nutrizionista, biologo molecolare e psicologo che possono costruire assieme una strategia più efficace». Realtà o utopia? «Noi ci siamo già. Lavoriamo così nelle nostre cliniche non profit di Milano e Los Angeles che speriamo diventino sempre più grandi. E chiunque può contattare i nutrizionisti della Fondazione Valter Longo Onlus, dove per altro il servizio è gratis per chi non se lo può permettere e per gli altri a basso costo».
La comunità scientifica
Dopo di che, però, c’è ancora scetticismo da parte della comunità scientifica su questa strategia. «Purtroppo è così, dieta della longevità e dieta mima digiuno non sono ancora accettate dalla maggior parte degli oncologi come aiuti alle terapie tradizionali. Non si tratta però di cure alternative, quello che raccontiamo è frutto di ricerca scientifica e di anni di lavoro continuo all’Ifom di Milano e a Los Angeles in collaborazione con oncologi di tutto il mondo. Ora dobbiamo solo andare avanti con la ricerca e gli studi per dimostrare definitivamente la bontà dell’idea».
Convinti, intanto, lo sono senz’altro i genitori di Longo: «Vivono a Genova, mio papà ha 96 anni e mia mamma 86. E da tempo seguono le mie indicazioni. Ma non è difficile: in fondo la dieta della longevità è ciò che loro mangiavano durante la guerra: verdure, molti legumi e un po’ di pasta. Con loro sono uno stratega – sorride -. Parlo con il geriatra, il neurologo, il cardiologo, ascolto tutti e poi li metto in collegamento. Certo, il sogno sarebbe riuscire a fare così con tutti, non solo con i miei genitori».