Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”
Roba da pazzi. Io sto impazzendo. Ma questi sono pazzi (riferito a chi impone le regole o a chi le viola, a seconda dei casi). Quante volte durante la quarantena abbiamo invocato, in modo metaforico, la categoria della pazzia per spiegare la fase irrazionale che stiamo vivendo.
Eppure, pazzi, rischiamo di diventarlo davvero, sviluppando disagi psichici legati alla clausura forzata. E andando incontro a una Grande Depressione di massa che, ahinoi, non sarà solo economica ma anche psicologica. Ci aiuta a gettare uno sguardo curativo sull' animo di un Paese malato e ferito Paolo Crepet, psichiatra e scrittore.
Crepet, un recente studio di Lancet ha analizzato le ricadute psicologiche di questa quarantena. Si va dall' ansia allo stress, dalla frustrazione alla noia fino al senso di precarietà. Quale prevale?
«Non credo che prevalga una sintomatologia, ma esiste un ventaglio di sintomatologie che dipendono dal nostro tratto di personalità. C' è chi già si è messo a progettare e lavorare cimentandosi in un attivismo creativo, c' è chi invece è depresso e vittima di apatia.
Tra i due atteggiamenti, tuttavia, prevale il secondo. E per di più, come mi conferma un passaparola tra colleghi, si registra un aumento di suicidi».
Qual è l' aspetto che fa più paura agli italiani? L' isolamento coatto, il terrore di essere contagiati o la paura di perdere il lavoro?
«Adesso la paura più grande è l' incertezza sull' immunità: emergono casi, seppur rari, di recidiva. E quindi si diffonde una paura di natura scientifica, visto che non sappiamo se l' aver contratto il coronavirus ci immunizza come è successo in passato con altre malattie».
Tra i vari disturbi, potrebbero svilupparsi anche psicosi che sfocino nella pazzia?
«Assolutamente sì. Più che di psicosi, parlerei di nevrosi ossessive, paranoiche. Dopo un primo effetto della quarantena, in cui eravamo a casa euforici, è subentrato un effetto negativo, quello depressivo, in cui viene meno la voglia di fare e rimandiamo cose e progetti. A ciò si aggiunge l' inquietudine di stare in luoghi pubblici.
Prima di entrare in un albergo passerà almeno un anno perché avremo molta paura».
aldo cazzullo paolo crepet myrta merlino
Anche nella cosiddetta fase 2 varrà insomma quello che diceva Sartre: «L' Inferno sono gli altri»?
«Dipende da come verrà impostata questa fase. Se metteremo nelle trattorie dei separé in plexiglas, o se per andare a mare dovremo sistemarci in gabbie con le sdraio, be' allora le ricadute psicologiche potrebbero essere devastanti. Inizieremmo a chiederci: se questo è il futuro, che vita è? I casi di depressione aumenterebbero esponenzialmente, anche del 20%.
Allo stesso modo, mantenere la quarantena per gli over 65 fino a Natale è nazismo puro: vuol dire condannare all' inutilità un' intera generazione che annovera grandi architetti, imprenditori, un pezzo importante di classe dirigente. Questi messaggi fanno male alla psicologia delle persone perché tolgono loro la speranza. È l' effetto hopelessness, "assenza di speranza", l' impatto più depressivo che l' uomo conosca. E chi lo alimenta è un assassino».
scazzo tra paolo crepet e alessandro morelli a tagada' 1
Nella task force per la ricostruzione ci sono anche psicologi e psichiatri, come Elisabetta Camussi e Fabrizio Starace. Sono le persone giuste per fronteggiare l' emergenza a livello di malattie mentali? E lei intravede un piano del governo per gestire l' impatto psicologico della crisi?
«Starace è stato mio allievo, è molto bravo. Ma il punto è che non so cosa stia facendo il governo: si è limitato a chiuderci in casa e buttare via le chiavi. Per carità, il lockdown era necessario. Ma non ci serve che ogni 3-4 giorni ci venga fornita una data della riapertura, smentita due giorni dopo. A quel punto meglio stare zitti, anziché lasciarsi andare a questo erotismo della conferenza stampa.
E poi, piuttosto che aggiornarci soltanto col quotidiano bollettino dei morti e lasciarci deprimere, bisognerebbe che il governo dia speranza ai cittadini italiani. Dovrebbe dare informazioni sui nuovi farmaci, sui kit per rilevare virus e anticorpi, sulle concrete strategie per ripartire. Non abbiamo bisogno di consultori o sportelli psicologici. Abbiamo solo bisogno di informazioni certe che ci diano speranza: quando il governo ci dirà "da domani riparte il treno Roma-Milano", ecco, quella sarà una buona notizia».
C' è una responsabilità anche dell' informazione in questo bombardamento di notizie che ci deprimono?
«A tratti noto un sadismo dei media. Il sistema dell' informazione induce paure, le crea, e quando hai quella paura non fai che pensare a essa.
D' accordo, i tg sono molto seguiti, le edizioni online vanno bene, c' è grande voglia di informazione.
Ma ci vorrebbe una comunicazione non ossessiva, che non crei panico ma ci racconti anche di chi sta lavorando positivamente per trovare una soluzione. D' altronde, la paura rimarrà a prescindere anche dopo. Morto il virus, sopravvivrà la paura».
Una considerazione su medici e infermieri. Rischiano disturbi mentali per via dell' eccessivo stress da lavoro?
«Esiste questo rischio e chi non lo ha calcolato negli ultimi anni è un perfetto imbecille. Da sempre chi fa questo mestiere, soprattutto nelle terapie intensive, è sotto pressione.
Oggi più che mai: medici e infermieri non dormono da settimane, mangiano male e digeriscono peggio. Fosse per me, nel contratto di lavoro prevedrei un anno o almeno un semestre sabbatico per gli operatori nel settore sanitario, in modo da scongiurare casi di burnout, di esaurimento».
Da ultimo, mi fa una proposta folle per guardare con ottimismo al futuro?
«Sarò un pazzo visionario, ma faccio il nome di Draghi. Per gestire la seconda fase ci vorrà un coraggio enorme, e questo governo è inadeguato per la ripartenza».
napoli in quarantena 33 medici medici balconi durante la quarantena