Giuliano Aluffi per “il Venerdì di Repubblica”
Il sudore rivelatore": non è il titolo di un racconto di Edgar Allan Poe, ma un mistero scientifico. Nell'estate del 1996 una donna si presentò all'ospedale Tygerberg di Città del Capo spiegando allarmata che i suoi vestiti, in particolare sotto le ascelle e sulla schiena, da diversi giorni si tingevano di rosso.
Il medico Corena de Beer studiò il caso: la donna era sana, e non perdeva sangue, era il suo sudore ad avere un colore rossastro. Ma perché? A una visita successiva, De Beer notò che la donna aveva macchie marroncine e rossastre sulle dita. Interrogata, rivelò di essere golosa delle patatine "NikNaks Spicy Tomato": ne mangiava fino a due chili e mezzo alla settimana. A colorare il suo sudore era quindi il pigmento rosso contenuto nello snack.
Già, perché il sudore può rivelare diverse cose sul nostro conto, e non soltanto se siamo accalorati o nervosi. Lo spiega, nel saggio The Joy of Sweat: the Strange Science of Perspiration ("La gioia del sudore: la strana scienza della traspirazione", edizioni W.W. Norton), la saggista Sarah Everts, collaboratrice del New Scientist e docente di giornalismo scientifico alla Carleton University di Ottawa, in Canada.
«Il sudore può segnalare eccessi alimentari e altri stravizi, ma non solo» sostiene. «Ad esempio, analizzando le molecole presenti nelle impronte digitali (che sono un effetto del sudore), si può sia scoprire se chi ha lasciato l'impronta ha assunto alcol o droghe sia determinarne il sesso». A proposito di sesso: c'è chi usa il sudore anche per trovare un partner. «Si chiamano eventi di sweat dating: io ci sono stata, a Mosca» racconta Everts.
«La regola tassativa è che i partecipanti non indossino alcun profumo. Una volta arrivati, fanno dell'esercizio fisico, e il sudore viene raccolto in ampolle numerate. Poi ognuno annusa le ampolle altrui e si segna i numeri di quelle che apprezza di più. Se a me piace il tuo odore e a te il mio, abbiamo un match e possiamo conoscerci meglio prendendo un aperitivo. L'idea di fondo è che se anche due persone si piacciono esteticamente, o sono compatibili come personalità, ma trovano sgradevole l'odore reciproco, tra di loro non si avrà il colpo di fulmine. Tanto vale perciò affrontare a monte la questione dell'odore».
A eccezione della polizia scientifica e dei cuori solitari moscoviti, ben pochi apprezzano però il sudore, ospite sgradito di ogni estate, fonte di imbarazzo, con le sue macchie e il sentore che emana nell'aria, nelle occasioni sociali e nei momenti delicati.
SUPERPOTERE DELL'UMANITÀ
«Nel mondo si spendono ogni anno oltre 75 miliardi di dollari in antitraspiranti e deodoranti» prosegue Everts. «Nella realtà antisettica in cui ci piace vivere il sudore rappresenta un tabù, eppure non è qualcosa di cui vergognarsi: è anzi una specie di superpotere dell'umanità di cui dovremmo andare fieri».
Iniziamo a sudare quando il nostro organismo si accorge che si sta surriscaldando - per il calore che arriva dall'esterno o per via dello sforzo fisico - e si attiva per prevenire il rischio di un colpo di calore.
«Evaporando sulla pelle, il sudore cede il calore del corpo all'aria: la sua unica funzione è abbassare la temperatura corporea. In questo è straordinariamente efficiente, perché, una volta che si attiva, ci permette di continuare a muoverci senza problemi, e ad esempio portare a termine una maratona. Tra gli animali solo i primati e i cavalli hanno questa caratteristica, che ci ha consentito di diventare formidabili cacciatori. Molte potenziali prede ci superano nello scatto, ma poi a un certo punto sono costrette a fermarsi per potersi termoregolare, come fanno i cani: anche loro si raffreddano facendo evaporare l'acqua del corpo, ma usano a questo scopo la lingua e non la pelle come noi. Un antico cacciatore umano capace di mantenere un'andatura regolare, e di seguire le tracce, poteva avere la meglio su qualsiasi bestia in fuga».
Di che cosa è fatto il sudore? Soprattutto di acqua, sale, proteine, urea e ammoniaca. La maggiore quantità di sudore esce - attraverso i pori della pelle - dalle ghiandole eccrine, distribuite su tutto il corpo ma concentrate soprattutto sul palmo delle mani, la pianta dei piedi, la fronte e le ascelle. Altro sudore è prodotto dalle ghiandole apocrine, che si trovano sulle ascelle, sul pube e sul petto: sono più grandi delle eccrine, fanno emergere il sudore dai follicoli piliferi e contribuiscono di più al cattivo odore.
«La colpa è della flora batterica che si annida tra i peli: batteri come lo stafilococco o il Corynebacterium consumano i grassi portati in superficie dal sudore e sono le loro secrezioni a maleodorare» spiega Everts. «I deodoranti fanno effetto distruggendo questa flora batterica, che però si riforma dopo qualche ora. Invece gli antitraspiranti otturano i pori, impedendo al sudore di uscire».
INVENZIONI E COLPI DI GENIO
A creare uno dei primi antitraspiranti fu, agli inizi del Novecento, il chirurgo americano Abraham Murphey, per impedire che le mani sudate compromettessero la destrezza col bisturi. Fu sua figlia Edna, nel 1912, a lanciarlo sul mercato con il nome Odorono, che stava per «Odor? Oh no!».
«Non fu facile farlo accettare al pubblico: conteneva cloruro di alluminio, che tratteneva per 2-3 giorni il sudore ma irritava la pelle» racconta ancora Everts. «Il colpo di genio venne nel 1919 all'agenzia pubblicitaria J. Walter Thompson: nei giornali femminili comparvero pubblicità nelle quali si diceva alle donne che sì, magari loro non si accorgevano del loro odore, ma tutti gli altri ne erano ben consci, e anzi spettegolavano alle loro spalle».
Nasce così il cosiddetto whisper copy, una strategia di marketing efficace perché semina un'insicurezza che si può estirpare solo acquistando il prodotto pubblicizzato.
NIENTE DETOX
Tra le idee che sui vari media circolano sul sudore, alcune sono radicalmente sbagliate. «Come la sua presunta funzione di detox: è un abbaglio che risale almeno a Galeno, il medico del II secolo d.C. che affermò che "il sudore ripulisce il corpo dalla materia superflua e potenzialmente dannosa".»
«In realtà» precisa Everts, «espellendo il sudore non ci purifichiamo: questo è il lavoro che fanno i reni». Galeno credeva anche che con il sudore potessimo smaltire il grasso corporeo attraverso i pori. «E molti lo credono ancora, anche per via delle pubblicità che mostrano tute per "dimagrire sudando". Ma il grasso si smaltisce con l'esercizio fisico, di cui il sudore è solo un effetto». Per chiarire meglio la funzione del sudore bisognò attendere gli studi di Santorio Santorio, fisiologo italiano vissuto tra Cinque e Seicento.
«Passava giorni su una speciale sedia appesa al soffitto, che era una grande e precisissima bilancia, per studiare le variazioni del peso corporeo nel corso della giornata» racconta Everts. «Fu così che scoprì che non perdiamo peso solo con le deiezioni, ma anche attraverso quella che lui chiamava "traspirazione insensibile", ovvero la perdita di microscopiche goccioline d'acqua attraverso i pori».
Pori che nel corpo umano hanno un diametro di 70 millesimi di millimetro e che corrispondono a una quantità di ghiandole sudoripare eccrine compresa tra i due e i cinque milioni. Un esercito così numeroso e invisibile da rendere vana, soprattutto d'estate, ogni battaglia contro il sudore. Meglio un'onorevole, odorevole resa.
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