Francesco Le Foche per Dagospia
Siamo entrati nella fase più delicata e decisiva della battaglia contro il Sars-Cov-2, il virus responsabile dell’infezione Covid-19. La scienza ha fatto ancora una volta il suo dovere, ci ha messo a disposizione in tempo record gli strumenti per vincere questa battaglia. La vinceremo, non ho dubbi, ma dipende esclusivamente da noi il prezzo da pagare: quante vite umane ancora, quanto disagio psichico ed economico da sopportare e come evitare che il disagio diventi una disfatta con ricadute inimmaginabili.
Ora sta a noi dimostrarci all’altezza della scienza. Quando dico noi, intendo tutta la collettività, nessuno escluso. Cittadini comuni, protagonisti della comunicazione, personale medico e sanitario, governanti. Questo è il momento in cui non possiamo sbagliare più nulla. Il nemico è temibile, va rispettato. Non alludo solo al virus in sé, ma anche alle sue riconoscibili conseguenze.
Lo sfinimento di medici e infermieri, in trincea da troppo tempo, lo stato di crisi delle strutture sanitarie, le paure e i dubbi della gente. Sempre più disorientata dalla complessità delle regole, alla mercé di un’informazione caotica e frammentaria, dove le fake news sono un fattore destabilizzante. Più che mai in questi giorni, quando toccano il tema del vaccino con titoli e notizie spesso colpevolmente superficiali e non verificate.
Dobbiamo mettere in campo due condizioni fondamentali. La prima, tenere sotto controllo il territorio, dando la priorità ai comportamenti. Dobbiamo essere consapevoli che andrà tenuta alta la soglia dell’attenzione e della responsabilità per almeno altri sei mesi. La seconda, applicare quello che la scienza ci ha dato. La scienza ci ha dato i vaccini, noi dobbiamo avere la determinazione ma, soprattutto, l’organizzazione necessaria per tradurli nel più breve tempo possibile in un bene collettivo.
Dobbiamo mettere a punto una macchina da guerra per le vaccinazioni. Il vaccino ci salverà da questa pandemia. All’interno di Fort Apache è penetrato un messaggero amico che ci ha dato le informazioni per debellare il nemico che ci assedia. Tutte le forze necessarie, i linfociti e gli anticorpi necessari per sconfiggere il virus. Da una parte c’è “l’umanità smarrita” narrata da Tucidite ai suoi tempi. Dall’altra c’è uno Stato che deve riuscire a sbrogliare il rebus della macchina organizzativa. Il caos e la stanchezza possono vanificare le conquiste della scienza. Dobbiamo fare un ultimo sforzo, non abbassare la guardia, ora che ci sono le premesse della vittoria.
Tutte le nazioni europee stanno testimoniando significative difficoltà in questo senso. Con tutte le sue problematiche, l’Italia è comunque al secondo posto, se non al primo, nella efficacia della campagna vaccinale. Si tratta ora di sviluppare una decentralizzazione, coinvolgendo forse i medici di famiglia e le Asl. Dobbiamo studiare una distribuzione capillare dei vaccini. Il virus va contrastato a zona, combattuto nel territorio e nel tempo, anticipando le sue mosse, la sua tendenza a modificarsi rispetto alle risposte del sistema immunitario.
La battaglia è ancora dura, i contagi restano alti, le strutture ospedaliere soffrono, gli operatori sanitari sono allo stremo, pur sostenuti dalla grande forza interiore. Non dobbiamo mollare proprio adesso. Non cedere al disorientamento. Gli obiettivi sono chiari, ridurre il numero dei contagi e sviluppare al massimo le potenzialità vaccinali. Tra marzo e luglio dovremo aver vaccinato il numero di persone necessario all’immunità di gregge. Aspettiamo a giorni l’arrivo del vaccino Moderna, il secondo approvato dall’Ema, secondo gli standard previsti dall’Unione Europea ed a fine mese speriamo nell'approvazione del vaccino Astra Zeneca.
Questo aiuterà il raggiungimento dell’obiettivo. Efficienza uguale velocità. La velocità è fondamentale per due motivi. Mettere al sicuro il prima possibile le persone più fragili e quelle a rischio. Gli ospedali devono diventare quanto prima Covid-free. Dopo di che, dovremo attivarci tutti, con l’esempio e con le parole a moderare l’angoscia immotivata e smascherare i falsi allarmismi che incrementano il disconfort della gente.
È la norma che il virus muti per adattarsi al sistema immunitario. Niente di nuovo o di inaspettato. Parlo della cosiddetta variante inglese e di quella sud-africana. Disporci a vincere il prima possibile la battaglia significa anche schierarci tutti per una comunicazione scientificamente corretta, difendere un’umanità che non sa più districarsi nel caos delle regole e nella nebbia dell’inquinamento informativo, in cui è sempre più difficile distinguere il vero dal falso.