Clarida Salvatori per il “Corriere della Sera”
Dopo aver isolato ai primi di febbraio il coronavirus, oggi lo Spallanzani è al lavoro per tracciare la sequenza della variante inglese del Covid-19. Quella che potrebbe essere ricavata dal paziente risultato positivo al test antigenico rapido, somministrato all'aeroporto di Fiumicino a 531 passeggeri appena sbarcati da voli che provenivano dal Regno Unito. «Sono stati allertati tutti i laboratori della Rete Coronet del Lazio perché si mettano in contatto con lo Spallanzani in caso di positività al tampone molecolare di soggetti provenienti dall'Inghilterra» spiega Francesco Vaia, il direttore sanitario dell'Istituto per le malattie infettive di Roma.
Dottor Vaia, come sta il paziente positivo rientrato due giorni fa dall'Inghilterra?
«Il cittadino italiano è assolutamente asintomatico. Sta bene».
È ricoverato allo Spallanzani?
«No, è in isolamento domiciliare nella sua abitazione».
Come lo state «trattando»?
«Come un qualunque positivo al Covid. Intanto sono cominciate le indagini sierologiche e di laboratorio. Se necessario proseguirà tutto il corredo di approfondimento diagnostico previsto».
Che tempi e che procedure occorrono per sapere se è stato davvero colpito dalla «variante inglese»?
«Per avere la conferma che si tratti della variante occorrono alcuni giorni per la lavorazione».
Il tampone molecolare tradizionale la individua?
«L'individuazione della variante comporta una lavorazione più complessa. Bisogna procedere a un sequenziamento specifico».
Questa variante inglese è realmente pericolosa?
«Finora non si è verificata nessuna alterazione preoccupante della virulenza, ma bisogna mantenere alta l'attenzione».
L'Italia ha motivo di preoccuparsi, dal momento che il virus mutato proveniente dall'Inghilterra ha già superato i confini nazionali?
«Non allo stato attuale. Che il virus sia mutato in questo caso specifico non vuol dire affatto maggiore patogenicità o letalità».
Una dichiarata maggiore contagiosità da cui in teoria i dispositivi di protezione individuale proteggono?
«Assolutamente. E vanno mantenuti perché ci proteggono anche da questa forma più insidiosa».
Non è la prima a cui vi siete trovati davanti?
«No, subito dopo l'estate il ceppo predominante in Europa, compresa l'Italia, è stata una variante probabilmente introdotta dalla Spagna. I virus mutati sono comunque un'evenienza che si è già verificata in questa pandemia, portando all'avvicendarsi dei ceppi predominanti in vari periodi e in vari territori».
Non sarà neanche l'ultima, dunque?
«È verosimile che in futuro si possano verificare altre varianti che saranno da sorvegliare con attenzione per verificare i cambiamenti di rilievo del virus».
Questa variante è emersa proprio nel periodo in cui alcuni Paesi hanno cominciato le vaccinazioni anti-Covid e a pochi giorni dal V-day europeo. Ne mette in qualche modo in dubbio l'efficacia?
«Assolutamente no, non mette in dubbio la validità del vaccino».
Come fa a esserne così sicuro?
«Perché per come è stato pensato e sperimentato dovrebbe proprio arrivare a coprire tutte le varianti».
subito dopo l'estate il ceppo predominante in Europa, compresa l'Italia, è stata una variante probabilmente introdotta dalla Spagna. I virus mutati sono comunque un'evenienza che si è già verificata in questa pandemia, portando all'avvicendarsi dei ceppi predominanti in vari periodi e in vari territori