Pa. Ru. per “la Stampa”
Oggi un'infezione su cinque, per l' esattezza il 17,8% dei casi, ha il marchio della variante inglese, la più contagiosa, «che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi». A far capire quanto sarà dura la battaglia contro l' epidemia se non ci si darà una mossa con la campagna vaccinale è lo studio flash condotto in soli quattro giorni dall' Iss (Istituto superiore di Sanità), che ha analizzato 852 casi positivi sequenziando il genoma del virus.
Un' indagine a campione che verrà replicata tra quindici giorni e che in prima battuta ha coinvolto 16 tra Regioni e Province autonome. L'Istituto preferisce non diffondere i dati regionali, ritenendoli ancora poco significativi, ma un po' di numeri li danno le Regioni stesse e si va dall' 8% della Toscana al 20% del Veneto per salire fino al 30% della Lombardia, dove l' assessore al Welfare, Letizia Moratti, prevede nelle prossime settimane di toccare il 60-70% di contagi attribuibili alle versioni mutate del virus.
Per ora siamo in linea con i dati degli altri principali Paesi europei, con la Germania poco sopra il 20% e la Francia tra il 20 e il 25%. Lo studio al momento non è andato a caccia delle due varianti più temute, la brasiliana e la sudafricana, che, oltre ad essere altamente contagiose, hanno dimostrato di essere capaci di ridurre e non di poco l' efficacia dei vaccini.
«Cosa che non si può dire invece della mutazione britannica, che ha però un indice di contagiosità di 1,55 volte superiore», spiega la microbiologa dell' Iss, Paola Stefanelli. «Riguardo la letalità -prosegue - i dati più robusti provenienti dal Regno Unito non mostrano variazioni significative, mentre un aumento dei casi tra i più piccoli in età pediatrica c' è stato».
«La variante brasiliana è invece circoscritta in Umbria e Toscana, quella sudafricana in Tirolo. Purtroppo non si può stare tranquilli», ammette Gianni Rezza, direttore della prevenzione al ministero della Salute. Che per questo ritiene «la corsa all' immunizzazione ancora più importante».
Parole pronunciate proprio mentre l' Altems dell' Università Cattolica rivela che ad oggi è stato vaccinato il 24,5% dei 5,1 milioni che secondo i target indicati dall' Ue si dovrebbero immunizzare entro fine marzo. «Un obiettivo che con questo andamento non si raggiungerà nei tempi prestabiliti», afferma il direttore dell' Alta scuola di economia e management, Americo Cicchetti.
Ma se la campagna di vaccinazione va a rilento le varianti corrono. Per ora i casi accertati di quella britannica sono 495 più una quarantina della brasiliana in Umbria e a Chiusi in Toscana, ai quali si aggiunge il caso di importazione della sudafricana a Varese.
Ma si tratta della punta di un iceberg, visto che da noi fino a poco fa i casi di sequenziamento del genoma erano solo lo 0,03% dei positivi accertati, contro il 5% della Gran Bretagna e il 15 della Danimarca.
Che occorra fare presto ad individuare i focolai di virus mutato lo dicono i dati raccolti all' associazione italiana di epidemiologia. «Quelli che abbiamo raccolto - spiega Stefania Salmaso - indicano nel Centro e in Lombardia un incremento di incidenza dei casi nella fascia di età giovanile. E questo impone di tenere alta l' attenzione perché i giovani non rientrano nel piano vaccinale e i nuovi contagi possono partire da loro». Come la seconda ondata dopo le follie estive insegna.