Graziella Melina per “il Messaggero”
vaccinazione anti coronavirus regno unito
Per la campagna di vaccinazione anti-Covid i Paesi europei non sembrano intenzionati a tagliare il nastro di partenza tutti insieme. A far sfumare l'idea di un Vaccin day comune ci ha pensato la Spagna: il ministro della Salute Salvador Illa ha fatto sapere che la vaccinazione «partirà dal 4 o dal 5 gennaio, dopo il via libera da parte dell'Agenzia europea per i medicinali».
In Italia si dovrebbe aspettare forse fino a metà gennaio. Nel frattempo bisognerà darsi da fare per ultimare il piano di vaccinazione. Che i diversi Paesi europei si sarebbero mossi senza badare troppo a una partenza comune era però nell'aria.
«Sarebbe stata giusta un'azione corale concertata - ammette Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all'Università di Pisa e vicepresidente della Società italiana di Microbiologia - se vogliamo dare filo da torcere al virus è bene che tutti i Paesi si muovano per creare una fascia di persone protette. Ma è probabile che l'iniziativa del V-day sia più simbolica che reale. È chiaro che ognuno ha le proprie dinamiche interne. In Italia, per esempio, serve anche il parere dell'Agenzia italiana del farmaco».
margaret keenan prima a vaccinarsi contro il coronavirus nel regno unito
LA SCELTA
Il primo vaccino disponibile, quello di Pfizer, dovrà essere conservato a meno 75 gradi. «Noi partiremo con le dosi disponibili - prosegue Pistello - ma può darsi che non si tratti del siero migliore in assoluto. Man mano che i trial degli altri vaccini saranno pronti si potrà anche decidere di utilizzare altri sieri che diano un diverso tipo di protezione».
Nella scelta, non secondario sarà il peso economico da affrontare. «Se si trovasse un vaccino che costa meno e che si può conservare in temperatura ambiente - precisa Pistello - avremmo meno problemi dal punto di vista logistico. È opportuno un ripensamento magari a livello europeo quando ci saranno altri vaccini disponibili».
Intanto in Gran Bretagna, dove la vaccinazione anti-Covid col siero di Pfizer è iniziata già dalla scorsa settimana, è stata identificata una nuova variante del coronavirus che potrebbe essere associata a una diffusione più rapida del Covid. Secondo il ministro della Sanità Matt Hancock, «nulla suggerisce» però che la variante abbia causato delle forme patologiche peggiori o che i vaccini non siano più efficaci.
«Sappiamo che hanno funzionato in un modo incredibilmente positivo sia il vaccino di Pfizer che quello di Moderna - sottolinea Sergio Abrignani, ordinario di immunologia e patologia generale dell'Università Statale di Milano e direttore scientifico dell'istituto nazionale di genetica molecolare Romeo e Enrica Invernizzi -. Complessivamente sono stati somministrati su circa 85mila individui, 45mila con i 2 vaccini e 41mila con il placebo, e l'efficacia è stata elevata; hanno protetto dalla malattia tra il 93 e il 95% dei casi. E questo è un dato straordinario».
LE INCOGNITE
Resta da capire però se il vaccino funziona allo stesso modo a qualsiasi età. «Non sappiamo bene quanto sia diversa l'efficacia nell'anziano - rimarca Abrignani - Se nell'adulto è del 70%, nell'anziano con molte morbilità è del 50%. Lo sapremo tra un anno, quando andremo a monitorare la risposta immunitaria».
Servirà capire poi se il vaccino è in grado di fermare il contagio, se impedisce cioè lo sviluppo dell'infezione. E non è un dilemma di poco conto. «Se proteggi solo dalla malattia - spiega Abrignani - eviti le morti e basta, ma non contieni le infezioni. Quindi gli asintomatici continueranno a infettare. Invece, se proteggi anche dall'infezione arresti il circolo vizioso della circolazione del virus ed eviti che un soggetto si infetti, continui a replicare il virus e a infettare».
In attesa del vaccino, in Francia il ministro della Salute Olivier Véran ha deciso di effettuare i primi screening di massa con tamponi anti Covid su 270mila abitanti in 5 giorni, «senza appuntamento e gratuitamente, con un risultato entro mezz'ora».
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