Antonella Sparvoli per “Salute - Corriere della Sera”
Almeno un uomo su due nel corso della sua vita va incontro a un episodio di prostatite, soprattutto nella fascia di età che va fra i 18 e i 50 anni.
Sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di una infiammazione che si risolve senza strascichi, talvolta alcuni pazienti sviluppano forme croniche particolarmente insidiose, che possono degenerare in una sindrome dolorosa del pavimento pelvico.
Di che cosa si tratta?
«Di un' infiammazione della prostata che può essere acuta o cronica - premette Emanuele Montanari, professore ordinario di Urologia dell' Università degli Studi di Milano e direttore dell' Unità operativa complessa di urologia della Fondazione Irccs Policlinico di Milano -. La forma acuta è sempre di origine batterica, mentre quella cronica può essere sia batterica sia abatterica, nel senso che in questo secondo caso non si riesce a rilevare la presenza di germi all' origine dell' infiammazione.
In alcuni casi la prostatite cronica può dare origine oppure essere associata alla sindrome cronica da dolore pelvico , una condizione difficile da trattare e molto invalidante».
Quali sono i sintomi?
«La prostatite acuta si manifesta tipicamente con febbre elevata, brividi, difficoltà a urinare, bruciori, fastidio o dolore perineale. Nelle forme croniche il quadro è di solito più sfumato e si sviluppa nel corso del tempo; di solito non c' è febbre elevata.
«Proprio perché i sintomi sono meno eclatanti può capitare che venga sottovalutata e non riconosciuta. Esiste anche una forma di prostatite cronica asintomatica che non dà alcun sintomo e viene in genere rilevata in occasione di indagini fatte per altre ragioni».
E le possibili cause?
«Nella maggior parte dei casi la prostatite acuta è causata da batteri di origine intestinale, come Escherichia coli, Proteus ed Enterococco, che giungono alla prostata in seguito alla contaminazione fecale delle vie urinarie inferiori. Questo tipo di contaminazione può essere favorita da rapporti sessuali anali non protetti».
Come si pone la diagnosi?
«In caso di prostatite acuta, la diagnosi si basa sull' osservazione dei sintomi che in genere sono molto caratteristici e definiti. Se si sospetta invece una prostatite cronica, è utile eseguire alcuni accertamenti a partire dall' esame delle urine, dall' urinocoltura e dalla raccolta delle urine dopo massaggio prostatico (test di Meares Stamey).
Per distinguere le forme batteriche da quelle abatteriche è essenziale eseguire l' esplorazione rettale in quanto la localizzazione del dolore può essere indicativa. Inoltre per escludere altre patologie, come calcolosi o ascessi prostatici, si può ricorrere all' ecografia tradizionale o, più spesso, transrettale».
Esiste una terapia?
«La terapia delle forme acute si basa sull' uso di antibiotici ad ampio spettro perché, vista la gravità dei sintomi (febbre che può raggiungere i 40° C), bisogna intervenire subito.
Anche la terapia della prostatite cronica batterica si basa sul ricorso ad antibiotici, in questo caso mirati in base ai risultati dell' antibiogramma. Per "ripulire" bene la prostata dai batteri che si sono moltiplicati al suo interno il trattamento antibiotico deve essere protratto per almeno un mese.
Nelle forme croniche, agli antibiotici possono essere affiancati altri farmaci, soprattutto qualora sopraggiunga la sindrome da dolore pelvico. Si tratta di farmaci per ridurre il dolore come gli antinfiammatori e attenuare i sintomi urinari (alfa-bloccanti, inibitori della 5 alfa reduttasi, eccetera) ».
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