1 - PFIZER RILANCIA: «VACCINO EFFICACE AL 95%»
Laura Cuppini per il “Corriere della Sera”
quartier generale pfizer a new york
È una sfida sul filo dei decimali quella tra le due aziende americane Pfizer e Moderna per arrivare a un vaccino contro Sars-CoV-2. Pfizer, in tandem con la società tedesca BioNTech, ha concluso la fase 3 della sperimentazione, indicando un'efficacia del 95% (nei dati intermedi era al 90%). La concorrente per ora si è «fermata» al 94,5%. Moderna non ha ancora finito i test, questione di poco, ma nessuno dei due produttori ha pubblicato alcunché. Per ora gli annunci sono solo verbali. Sta di fatto che i risultati presentati, tenendo conto che conosciamo Sars-CoV-2 solo da gennaio, sono straordinari e costituiscono una novità assoluta: normalmente per produrre un nuovo vaccino servono diversi anni.
Il duo Pfizer/BioNTech ha dunque completato lo studio su 43.500 volontari, con un dato di efficacia altissimo nel prevenire la comparsa dei sintomi (e quindi la malattia), anche negli anziani. Le persone contagiate dal coronavirus, con sintomi, sono state 170, di cui 162 nel gruppo che ha ricevuto il placebo (una soluzione a base di acqua e sale) e 8 tra i vaccinati. Dieci volontari hanno sviluppato Covid in forma grave: solo uno di loro aveva ricevuto il vaccino. Prova superata anche per la sicurezza: gli effetti collaterali, lievi o moderati, si sono risolti rapidamente. Il più grave è stato l'affaticamento, che ha colpito il 3,7 per cento dei partecipanti dopo la seconda dose (somministrata a 3 settimane dalla prima).
La sperimentazione ha riguardato tre fasce di età: 12-15 anni, 16-55 e over 55. Le due società hanno comunicato che depositeranno a giorni la richiesta di autorizzazione di emergenza alla Food and drug administration statunitense ( emergency use authorization ), premessa indispensabile per la distribuzione. Uno dei punti interrogativi riguarda proprio la consegna dei lotti, perché il vaccino va conservato a 70-80 gradi sotto zero. A tal proposito l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha parlato di una speciale scatola isotermica prodotta dall'azienda che potrà essere trasportata facilmente.
L'Europa si è assicurata la sua parte grazie a un contratto per 200 milioni di dosi, a cui potrà essere aggiunta un'opzione per altri 100 milioni. La quota riservata all'Italia, per ora relativa alla prima tranche, è di 27 milioni di dosi. Se tutto va come previsto, il vaccino potrebbe arrivare in quantità massicce a fine 2021, con 1,3 miliardi di flaconi. Cinquanta milioni dovrebbero essere distribuiti entro la fine di quest' anno.
quartier generale pfizer a new york 3
2 - MA LA RETE AMERICANA PARTE GIÀ «BUCATA»: POCHI STATI IN GRADO DI DISTRIBUIRE LE DOSI
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
I vaccini stanno per arrivare. Ma i piani per distribuirli in modo capillare su tutto il territorio americano sono a dir poco approssimativi. Nei mesi scorsi il Cdc di Atlanta, l'autorità federale per la difesa dalla malattie infettive, aveva chiesto ai 50 Stati dell'Unione di preparare e inviare i progetti logistici, assumendo che le prime fiale disponibili sarebbero state quelle di Pfizer. Come ormai sappiamo è un prodotto che andrà conservato a meno 70 gradi centigradi.
E ci sono altre complicazioni. Un'iniezione non basta, servirà un richiamo 21 giorni dopo. Le dosi saranno assemblate in pacchi che conterranno da 1000 a 5000 unità. La Pfizer ha segnalato che i cartoni possono essere conservati a bassa temperatura per 10 giorni. Sarà possibile rimpiazzare il ghiaccio secco per 3 giorni. Una volta aperta, la confezione potrà durare per 5 giorni.
Non sarà possibile ricongelare il vaccino non usato. Tutte queste prescrizioni richiedono un'organizzazione super efficiente. Gustave Perna, generale a quattro stelle, è il responsabile per la logistica dell'Operation Warp Speed , avviata da Donald Trump per coordinare le strategie anti-Covid. In un'intervista del 9 novembre alla stazione radio Npr, Perna non ha risparmiato sull'ottimismo: «Con una corretta pianificazione, saremo in grado di distribuire il vaccino della Pfizer ovunque e con zero sprechi. Anche se all'inizio non avremo ciò che ci serve, faremo in modo che ogni cosa sia a posto quando verrà il momento».
Ma tra gli scienziati e i funzionari del Cdc non c'è tutta questa sicurezza. Il 2 novembre scorso negli uffici di Atlanta sono arrivati i dossier richiesti ai vari Stati. Hanno risposto tutti, tranne Pennsylvania, Minnesota e Hawaii che hanno comunicato di essere ancora al lavoro. Il sito ProPublica ha esaminato i 47 documenti, giungendo a conclusioni allarmanti. I militari agli ordini del generale Perna si occuperanno della consegna alle autorità statali, poi gireranno i camion e torneranno nelle basi. A quel punto dovranno essere i governatori a garantire che tutte le strutture, ospedali, laboratori, farmacie, ricevano il carico, così che tutti gli americani, compresi quelli che abitano nelle regioni più isolate, possano essere vaccinati.
Ebbene, stando all'inchiesta di ProPublica molti Stati sono in grande difficoltà, se non completamente impreparati. Dall'Arizona hanno fatto sapere di non riuscire a coprire le aree rurali e le riserve dove vivono i nativi americani. Lo Stato di Washington (costa Ovest) non ha i magazzini necessari per stoccare le fiale; North Dakota e Oregon non sono certi di potersi prender cura dei migranti; il Kansas può reggere solo piccole consegne; la Georgia conta di scaricare la responsabilità sulle singole contee; l'Illinois non ha chiarito se potrà rifornire due volte le zone lontane dalla città, dove mancano personale e refrigeratori. Ma non c'è solo l'impreparazione.
Diversi Stati hanno già fissato il criterio con cui stabilire chi dovrà essere immunizzato per primo. Il North Dakota ha chiesto agli ospedali di compilare le liste dei pazienti più esposti. Il Maryland vuole dare la precedenza ai carcerati, dopo che l'epidemia ha colpito duramente le prigioni. L'Arkansas sceglie i dipendenti dei mattatoi. L'Oklahoma, gli anziani. Insomma una gran confusione.
Il dottor Anthony è preoccupato: occorre subito aiutare i governatori in difficoltà e stabilire le priorità di vaccinazione a livello federale. Bisognerebbe muoversi subito, magari con un patto tra il team di Joe Biden e la task force formalmente ancora in carica alla Casa Bianca. Il presidente eletto lo ha chiesto più volte. Donald Trump, per ora, non ne vuole sentire parlare.