Valentina Arcovio per “il Messaggero”
Quest'anno l'influenza potrebbe mettere ko moltissimi italiani durante le tanto agognate feste natalizie. Con un inizio anticipato della stagione influenzale, caratterizzato in alcune regioni da ritardi nelle vaccinazioni, quest'anno il picco potremmo raggiungerlo già da metà mese. Proprio in coincidenza con l'inizio delle vacanze. Nella scorsa stagione il picco, invece, si è registrato tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio.
Stando all'ultimo bollettino Influnet, che riporta i dati della sorveglianza della sindrome influenzale coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss), la circolazione dei virus dell'influenza inizia a intensificarsi, soprattutto in alcune regioni, come Piemonte, Lombardia, Abruzzo e la provincia autonoma di Trento. Nelle altre regioni siamo ancora sotto la soglia di base, ma il bollettino precisa che si sono verificati ritardi nell'invio dei dati da parte dei medici e dei pediatri e questo potrebbe sottostimare i casi in alcune regioni.
IL BOLLETTINO
Secondo il bollettino, da metà ottobre ad oggi sono stati 767.000 i casi segnalati, di cui 152.000 solo nella settimana che va dal 25 al primo dicembre. L'incidenza totale è di 2,52 casi per mille assistiti, ma raddoppia nella fascia di età tra 0 e 4 anni raggiungendo i 5,54 casi per mille. Ma questa volta a preoccupare non sono solo i bambini, considerati generalmente i principali «untori», ma gli anziani. Non tanto per l'incidenza che è ancora relativamente bassa, cioè di circa 1,27 ogni mille assistiti.
Quanto invece per la scarsa copertura vaccinale. I timori non riguardano solo le possibili conseguenze che l'influenza può avere sulla loro salute, considerato che sono tra i soggetti a rischio complicanze gravi, ma anche per il ruolo che potrebbero avere nella diffusione dell'influenza. Specialmente nei periodi di festa, quando le riunioni in famiglia e con gli amici diventano più frequenti.
Il problema, infatti, è che gli anziani con un'età superiore ai 65 anni, cioè coloro a cui la vaccinazione è fortemente raccomandata dal ministero della Salute, sembrano essere molto restii a immunizzarsi dall'influenza. Si tratta di un problema che riguarda un po' tutta l'Unione Europea, almeno secondo quanto emerso nell'ultima rilevazione dell'Eurostat sulla copertura antinfluenzale.
Nel report infatti si segnala che nell'Unione Europea solo il 44 per cento degli anziani over 65 si vaccina contro l'influenza. Tra i 21 Stati membri per i quali sono disponibili i dati, il tasso di vaccinazione va da circa 7 persone anziane su 10 (72,6 per cento) vaccinate nel Regno Unito, a meno del 10 per cento in Lettonia ed Estonia. L'Italia è a metà classifica, in settima posizione, con il 52 per cento di anziani vaccinati.
Tra gli Stati membri dell'Ue esistono una serie di politiche diverse per quanto riguarda la messa a disposizione dei vaccini antinfluenzali per persone anziane o per gruppi a rischio di poter andare incontro a complicanze, soprattutto di tipo respiratorio, che possono comportare la terapia intensiva e in alcuni casi anche il decesso. In Italia il vaccino è gratuito per gli anziani con un'età superiore ai 65 ma, come noto, sono ancora sono troppo pochi quelli che aderiscono alla campagna vaccinale, circa uno su due.
A quanto si apprende sul portale dell'ufficio statistico dell'Unione Europea, infatti, oltre alla Gran Bretagna, fanno meglio di noi Paesi Bassi (64 per cento), Portogallo (60,8 per cento) e Irlanda (57,6 per cento), ma anche la Spagna e Malta con il 55,7 per cento e 55,5 per cento. In realtà, nel nostro Paese le cose andavano peggio anche solo un paio di anni fa. La copertura vaccinale tra gli anziani, pur essendo ancora bassa, è in lieve aumento rispetto a 5 anni fa.
«I dati nazionali dell'anno scorso - spiega Giovanni Maga, direttore del laboratorio di Virologia Molecolare presso l'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia - per gli anziani over 65 si attestano al 53 per cento, confermando un trend in leggero aumento, all'incirca del 5 per cento in più rispetto a 5 anni fa. Ma è largamente insufficiente e ancora negativo rispetti agli anni 2002-2011, in cui si superava il 60 per cento con punte del 68 per cento». Quindi siamo lontani di tanto dalla copertura minima raccomandata del 75 per cento.
LA SOGLIA
Del resto quello della copertura vaccinale è un problema che non riguarda solo gli over 65. «La copertura nazionale sulla popolazione generale negli ultimi anni - sottolinea Maga - è ferma intorno al 15 per cento e negli ultimi 20 anni non ha mai visto superare la soglia del 19 per cento. Si spera che vada meglio quest'anno ma per raggiungere gli obiettivi ottimali sarebbe necessario un drastico aumento che al momento purtroppo non si vede».
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