Estratto dell’articolo di Silvia Turin per www.corriere.it
I virus respiratori e le sindromi simil-influenzali sono in aumento, come è consueto in questa stagione. Nell’ultima settimana 883 mila italiani sono stati messi a letto da virus respiratori, il 25% in più rispetto alla settimana precedente. Tra i virus, cresce il ruolo di quelli influenzali che sono responsabili del 22% delle infezioni, come emerge dal rapporto pubblicato venerdì da parte della sorveglianza RespiVirNet.
L’incidenza dell’influenza nell’ultima settimana (11-17 dicembre) sale in tutte le regioni. In sei (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia R., Toscana, Marche) è stata raggiunta la soglia «alta» di incidenza e in Campania siamo al livello «molto alta», ovvero oltre i 19 casi per mille assistiti. La Basilicata è l’unica ad avere un’incidenza molta bassa, sotto 3,9 casi per mille.
Si ha la sensazione che quest’anno in particolare ci sia maggiore diffusione dei virus respiratori. È davvero così? Perché quest’anno ci si ammala tutti di continuo? A queste e altre domande ha risposto Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano.
«Il freddo molto intenso che abbiamo subito ha un’azione di riduzione della capacità delle difese immunitarie, in particolare sulle vie respiratorie perché il freddo, ma soprattutto lo sbalzo termico cui ci sottoponiamo entrando in una casa calda, blocca la clearance mucocigliare».
Che cos’è?
«È uno degli elementi protettivi delle vie respiratorie, è il continuo “lavaggio e rinnovo” del muco che viene prodotto a livello dei bronchioli. Le ciglia vibratili che si trovano sulle vie respiratorie esercitano un’azione come ci fosse una paletta che rinnova questa “vernicetta appiccicosa”. Lo sbalzo termico ferma le ciglia vibratili: il muco scivola, non cambia e il virus penetra».
È per questo che ci si ammala in inverno?
«Sì e anche perché il freddo ha un’azione propria, per quanto indiretta, di riduzione delle difese immunitarie, rallentando la circolazione del sangue e quindi il rinnovo delle difese, cioè dei linfociti. Poi c’è il fatto che ci si ritrova in ambienti chiusi con scarsa ventilazione».
È forse il primo anno in cui siamo tornati davvero alle abitudini che avevamo prima del Covid?
«Siamo ormai in un anno dove c’è una nuova normalità, una ripresa totale e anche purtroppo un dimenticarsi di quelle disposizioni che hanno limitato la diffusione delle infezioni respiratorie. Il fatto che non si vaccini più nessuno mi sembra un segnale di disattenzione. C’è una tendenza a rimuovere quell’esperienza. Da un lato è giusto e comprensibile, ma si sono perse le precauzioni». […]
C’è un aumento effettivo quest’anno di infezioni?
«C’è una stagione influenzale tosta, simile un po’ a quella dell’anno scorso, però ci sono tantissimi contagi di altri virus (come il Covid) che sono stati un po’ “declassati” perché nella gran parte dei casi non creano grossi problemi».
Possiamo fare una classifica e mettere in cima il virus che sta dando più problemi al pronto soccorso?
«Sicuramente c’è il virus respiratorio sinciziale che è un protagonista rispetto agli altri e poi c’è stato il micoplasma pneumoniae nei bambini. I virus respiratori sono 263 tra tipi e sottotipi, in più abbiamo una notevole quota di Covid che in qualche modo è diventato più buono ma molto presente in termini quantitativi». […]