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Secco “NO” arrivato ieri alle sigarette elettroniche negli Stati Uniti d’America, dove San Francisco è diventata la prima città a stelle e strisce a vietare la vendita dei prodotti da svapo. Le autorità hanno infatti votato ieri la messa al bando dell'acquisto di vaporizzatori e dichiarato illegali le consegne in città per i negozi online.
Un brutto smacco soprattutto per JUUL, il marchio di sigarette elettroniche che negli ultimi anni ha spopolato oltreoceano e che è recentemente sbarcato anche in Italia, che proprio a San Francisco ha il suo quartier generale. Tra le principali cause che hanno portato a questo divieto ci sarebbe la diffusione tra gli adolescenti proprio di JUUL, che con una quota di mercato intorno al 75% è diventata in breve tempo la “e-cigarette” più diffusa negli USA, raggiungendo una popolarità tale da coniare il termine “JUULING” per riferirsi allo svapo.
Un successo responsabile di quella che per le autorità americane è diventata una vera e propria "epidemia", soprattutto tra i teenager, fidelizzati al prodotto con un’arma imbattibile: livelli di nicotina molto alti, le cui concentrazioni consentite negli USA vanno ben aldilà di quanto permesso in Europa.
È proprio sulla nicotina che si gioca il futuro della start-up di tutti i record, come JUUL è stata definita per i risultati finanziari ottenuti dalla sua nascita: il responsabile per l’Europa e il Mediterraneo Grant Winterton ha recentemente annunciato l’intenzione di chiedere all’Europa di innalzare i limiti alla concentrazione di nicotina previsti dalla direttiva europea sui prodotti del tabacco, più bassi rispetto a quelli consentiti negli USA: “presenteremo la nostra posizione, spiegando che riteniamo che questo limite vada innalzato” dichiarava Winterton, sorpreso dal fatto che ci fosse “una forte resistenza su questo tema”.
Posizione difficilmente spiegabile se non come smania di andare alla conquista indiscriminata di fette di consumatori sempre più ampie e senza troppi distinguo, in barba alle raccomandazioni della massima autorità sul tema: la Food and Drug Administration, che proprio negli Stati Uniti è l’ente responsabile dell’autorizzazione non solo per i prodotti farmaceutici, ma anche del tabacco e della nicotina, e che rispetto ai nuovi prodotti chiede evidenza di una importante garanzia: che siano appropriati per la protezione della salute pubblica, valutando tutti i rischi e i benefici.
Un passaggio, quello dalla FDA, che per JUUL sembra ormai obbligato non solo alla luce del “divieto di San Francisco”, ma anche per le linee guida sulle sigarette elettroniche pubblicate nei giorni scorsi dalla stessa Agenzia, che metterebbe sotto scacco il produttore di e-cigs obbligandolo a presentare le evidenze sul prodotto e sulla sua diffusione facendo i conti con una condotta fin qui tutt’altro che responsabile.
Come ben espresso di recente da Scott Gottlieb, ex commissario della FDA, che in una recente intervista alla CNBC, sottolineava che "Juul si trova in una situazione difficile per ottenere l'approvazione del prodotto. Hanno uno storico importante per quanto riguarda l’uso dei minori dei loro prodotti. Non so proprio come possa superare il processo di approvazione
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