Margherita De Bac per www.corriere.it
La conferma viene dai numeri raccolti sul campo. È davvero residuale l’apporto che i medici no vax, appena reintegrati dopo l’abolizione dell’obbligo vaccinale anticipata al 1 novembre dal governo Meloni, daranno agli asfittici organici della sanità pubblica.
Oggi per molti di loro è il primo, vero giorno di lavoro, terminate le procedure di riammissione, compresa la visita del medico competente per stabilire il loro stato di salute, come si fa dopo ogni periodo di assenza.
Non pensionati
La federazione nazionale degli ordini professionali Fnomceo ne aveva contati — al 31 ottobre — 1878 in età non pensionabile. Identikit: almeno la metà liberi professionisti, l’altra metà dipendenti del servizio pubblico, fra ospedalieri e territoriali, o medici di famiglia che non sono dipendenti ma convenzionati (200 ne stima la federazione Fimmg).
«E oltretutto non sappiamo quanti fra questi lavorano all’estero e magari hanno adempiuto agli obblighi vaccinali in base al regolamento del Paese dove svolgono attività», mette un altro elemento di incertezza il presidente Fnomceo, Filippo Anelli.
In pratica, dunque, rientrano davvero in pochi. Un contingente di meno di un migliaio, a dir tanto, che oltretutto non sono visti con simpatia dai colleghi, in questi due anni di Covid rimasti in reparto o in ambulatorio sobbarcandosi di turni extra.
A Roma
«Si sono fatti il mazzo e ora vedono tornare al loro fianco gente che in un certo senso, ai loro occhi ha goduto di un privilegio», li comprende Guido Coen, tesoriere dell’ordine di Roma e provincia, il più grande d’Europa il cui presidente Antonio Magi riporta un elenco dettagliato: su 40 iscritti sospesi e reintegrati, 14 riprendono servizio 7 medici di famiglia e 7 ospedalieri.
A Napoli
A Napoli, Bruno Zuccarelli, leader dell’Ordine parnenopeo stima che al massimo il servizio sanitario ritrova una trentina di operatori: «La sospensione è stata revocata il 2 novembre, con delibera comunicata ai diretti interessati e alle Asl. E fortuna aver accelerato i tempi per adeguarci al decreto. C’è in questi colleghi la voglia di rientrare, animati anche da uno spirito di rivalsa. Sentono di aver avuto ragione».
A Torino
Il governatore della Campania De Luca ha dato indicazione alle aziende sanitarie di non assegnare a questi operatori postazioni a contatto con i pazienti. Sarà difficile perché i ruoli che non prevedono un contatto col malato sono davvero pochi. A Bologna i «rientrati» si contano sulla punta delle dita, dice il vice presidente dell’Ordine locale, Giancarlo Pizza. A Torino il personale no vax non verrà assegnato ai reparti con pazienti Covid a meno che non venga certificato il contrario.
A Rimini
Va considerata una zona calda dal punto di vista dell’ostilità alle vaccinazioni la città di Rimini dove infatti la media dei medici no vax è del 3% contro l’1% della media nazionale. Molti degli «obiettori al vaccino» sono stati reintegrati dopo aver avuto il Covid e quindi essersi naturalmente immunizzati. I sospesi dall’albo rimasti fuori servizio erano 38, li conta il presidente dell’Ordine di Rimini e provincia, Maurizio Grossi, due geriatri e un otorino e uno dei tre era a casa da aprile 2021, data dell’entrata in vigore dell’obbligo, senza stipendio, dopo aver cercato di essere reintegrato dopo un ricorso al Tar e uno al Consiglio Di Stato, perduti entrambi: «Per i nostri organici carenti di personale non è certo la soluzione, è un contributo insignificante».
A Lucca
Il nostro giro a campione si conclude a Lucca, oberata dall’«enorme problema di organici ormai svuotati. In Garfagnana mancano cardiologi e il servizio sarebbe saltato se non ci fosse stato il soccorso della Fondazione Monasterio che da Pisa ha prestato cardiologi specializzandi. Per non parlare deli pronto soccorso degli ospedali di Lucca e Versilia che rischiano di saltare». I 3 medici appena riammessi in servizio sono come aghi in un pagliaio.
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