Elena Meli per il “Corriere della Sera - Salute”
C' è da sperare che a nessuno venga in mente di provare a risolvere la stitichezza come un operaio cinese che è stato operato d' urgenza all' ospedale provinciale di Jiangsu: aveva messo in pratica un rimedio tradizionale, ingoiando due piccole anguille vive, sperando così di liberarsi.
Una mossa disperata che, al netto delle usanze di un' altra cultura, rende l' idea di quanto possa essere insopportabile una costipazione che non si risolve: anche per questo periodicamente i gastroenterologi aggiornano le indicazioni sui possibili rimedi per un problema che riguarda come minimo il 15% della popolazione.
Una dato verosimilmente sottostimato perché quasi tutti provano con i fai da te più disparati prima di parlarne al medico. La stipsi si vive spesso con imbarazzo, eppure dovremmo imparare a discuterne senza vergogna.
E non è un evento così banale, come spiega Domenico Alvaro, presidente della Società Italiana di Gastroenterologia: «Alla corretta evacuazione concorrono decine di variabili che vanno da fattori psicologici a errori connessi all' alimentazione, a problemi nella motilità dell' intestino, a conseguenze di altre patologie. Il medico perciò è necessario per inquadrare la natura della stipsi e le sue cause».
Non c' è da preoccuparsi troppo di una stipsi transitoria, per esempio se si è in viaggio e si cambiano le abitudini o dopo un intervento chirurgico; deve però essere esaminata una stitichezza cronica, ovvero con meno di 3 evacuazioni alla settimana per almeno 6 mesi ma anche se in almeno un' evacuazione su 4 si avvertono fastidi come feci dure e caprine, sforzo eccessivo, sensazione di svuotarsi in modo incompleto o impressione di ostruzione e pesantezza all' addome solo in parte risolta dalla defecazione. «Il primo passo è valutare che la costipazione non sia secondaria ad altre malattie: il diabete, le demenze o patologie neurologiche come Parkinson e Alzheimer provocano spesso stipsi», dice Alvaro.
«Anche l' ipotiroidismo, l' ipercalcemia o alcuni farmaci, come beta-bloccanti o calcio-antagonisti (i primi usati spesso per aritmie o insufficienza cardiaca, i secondi come anti-ipertensivi, ndr ), possono dare stitichezza. Intervenire dove possibile sulle cause del problema è quindi fondamentale.
In altri casi la stipsi è funzionale , cioè non dipende da altri problemi ma da errori nello stile di vita, anomalie nei movimenti intestinali, fattori psicologici; talvolta questo tipo di stitichezza si sovrappone al colon irritabile, in cui si associa al dolore addominale. Sia nella stipsi funzionale sia nel colon irritabile a impronta stitica si possono avere nausea, meteorismo, mancanza di appetito».
Dopo l' esame clinico, il medico in casi particolari può prescrivere accertamenti per capire la natura della costipazione: oltre alla colonscopia può essere necessaria la manometria anorettale, con cui si misura la pressione nel canale anale a riposo o durante la spinta e poi, attraverso un palloncino gonfiato all' interno del retto, si stima la soglia di percezione della necessità di evacuare, per capire se ci siano alterazioni della sensibilità nervosa locale.
Altri test sono lo studio dei tempi di transito intestinale, che consiste nel «seguire» il passaggio nel tratto digerente di marcatori opachi ai raggi X per misurare la velocità con cui il materiale intestinale viene sospinto avanti, e la defecografia , che attraverso l' opacizzazione con il bario delle ultime porzioni del colon ne studia le condizioni per capire se ci sia una buona «tenuta» e una spinta sufficiente.
«Una volta stabilito che la stitichezza è funzionale il primo intervento è sullo stile di vita», prosegue Alvaro. «In alcuni la colpa è del colon "pigro", che si svuota male e lentamente, oppure di una scarsa capacità di sforzo perché i muscoli rettali o della parete addominale sono poco tonici; nella maggioranza dei casi però la stipsi dipende da uno stile di vita scorretto. Uno degli errori più comuni è bere poco: serve almeno un litro e mezzo d' acqua in inverno, uno in più in estate perché le feci possano essere morbide e facili da espellere.
FIBRE PER COMBATTERE LA STITICHEZZA
Altrettanto importante mangiare fibre a sufficienza per "fare massa", grazie a un buon consumo di frutta e verdura, legumi e cereali integrali. I cibi industriali e molto raffinati (ricchi di grassi che rallentano il transito peggiorando le cose, ndr ) lasciano una minor quantità di residuo intestinale, per cui al colon serve più forza per contrarsi e sospingere feci che sono in minor quantità: a lungo andare può comparire stitichezza anche per questo».
Fibre e acqua peraltro devono andare a braccetto: se ci si riempie di fibre senza bere a sufficienza si può perfino favorire la stitichezza perché il volume facilita la peristalsi, ma se le feci non sono morbide e idratate il transito resta difficile.
Non a caso si stima che il solo incremento delle fibre sia davvero risolutivo in appena 1 paziente su 5: se l' intestino lavora a rilento una massa che non passa bene può ingolfarlo di più, fermentando, irritando il colon e aumentando il senso di gonfiore e pesantezza. È altrettanto indispensabile poi fare regolarmente movimento, perché stimola il transito intestinale: se il colon è pigro i residui alimentari ristagnano, l' acqua viene riassorbita più del dovuto e le feci si induriscono, diventando più difficili da espellere.
Serve anche darsi tempo per andare in bagno e cercare di trovarsi sempre nelle condizioni ottimali per farlo, senza prenderci però una fissazione come puntualizza Alvaro: «L' elemento psicologico conta molto e tanti, se non sono a casa propria, non riescono a evacuare.
Ciò può diventare un problema se si passa molto tempo fuori e l' ufficio non è "confortevole" o se si viaggia molto, alimentando un circolo vizioso che può favorire la costipazione perché se tutto non è come vorremmo non ci si prova neanche». Secondo l' esperto molti stitici, se si rivolgessero presto al medico, potrebbero risolvere il problema facilmente cambiando le abitudini, senza correre i rischi da fai da te coi lassativi.
Certo la stipsi va risolta, perché ,come conclude Alvaro «Peggiora molto la qualità di vita: oltre a sentirsi gonfi e a dover combattere col meteorismo, si è spesso sonnolenti e fiacchi. Succede anche perché il malessere intestinale interferisce con la normale trasmissione nervosa, a livello locale ma anche nel sistema nervoso centrale».
Perfino l' umore può risentirne perché nell' intestino viene prodotta la maggior parte della serotonina, molecola che regola i movimenti peristaltici che sospingono avanti le feci ma che nel cervello si comporta da «neurotrasmettitore della felicità»: assicurarsi che tutto «scorra» bene, laggiù, è anche un antidoto alla tristezza.
2. Lassativi: rispettare le dosi, evitare di abituarsi