Carla Massi per “il Messaggero”
Il problema sta nella calamita. In quella calamita che nell' iPhone 12 Pro Max permette la ricarica del telefono senza fili. Appoggiata su due apparecchi impiantati nel paziente cardiaco, defibrillatore e pacemaker, questa li disattiva o ne ostacola il funzionamento.
Lo studio, pubblicato sulla rivista dell' American Heart Association, è della Brown University di Providence in Rhode Island. I ricercatori hanno lavorato sulla possibile interferenza tra la tecnologia del cellulare, MagSafe, e gli strumenti salvavita posizionati sottopelle a sinistra nella parte alta del busto.
IL CONTROLLO
Risultato: a danneggiare il funzionamento del defibrillatore sotto pelle (dispositivo elettrico utilizzato nei pazienti a rischio morte improvvisa) e al pacemaker (permette di controllare le anomalie del ritmo cardiaco) è il campo magnetico generato dallo smartphone e dal caricabatterie.
«Questo lavoro ha testato gli apparecchi di diverse aziende sanitarie ed è arrivata sempre alle stesse conclusioni - commenta Ciro Indolfi presidente della Società italiana di cardiologia - In tutte e due i casi è la calamita dello smartphone che interferisce in modo pericoloso con il funzionamento dei salvavita. Il defibrillatore viene disattivato. Quindi non è più utile per il paziente.Mentre il pacemaker si posiziona su sessanta battiti al minuto.Condizioni, ovviamente, da evitare in un cardiopatico protetto.Chi ha impiantati questi apparecchi, dunque, non metta mai il cellulare nel taschino della giacca o della camicia e tanto meno lo appoggi sulla pelle dove si è intervenuti. Per il resto, nessuna altra controindicazione».
In tutti e tre i pazienti che hanno partecipato al lavoro della Brown University e in otto su undici degli altri dispositivi messi sotto esame si sono registrate interferenze. Il problema è tale, scrivono gli autori dello studio, che se qualcuno usa un pacemaker potrebbe arrivare a una asincronia del ritmo cardiaco o a una disabilitazione delle terapie antitachicardia.
LE PROVE
Anche se è stato testato solo un modello di smartphone, si legge nelle conclusioni degli autori, il problema potrebbe riguardare anche altri tipi. «Le implicazioni cliniche, dunque - continua Indolfi - sono state provate e l' avvertimento è chiaro».
Il report chiude ricordando l' importanza della sensibilizzazione sulla possibile interazione tra i dispositivi impiantabili e gli smartphone con la ricarica magnetica.