Estratto dell’articolo di Irma D’Aria per “la Repubblica”
Non un semaforo rosso, ma un arancione lampeggiante che invita alla prudenza. Il monito arriva dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità e che ha rivalutato i dati disponibili sul talco decidendo di alzare la soglia d’allerta.
La distinzione è sottile e ad una lettura distratta non se ne coglie subito la portata. Il fatto è che nella “hit parade” dei livelli di pericolosità, ora il talco ha scalato una posizione passando dal terzo posto che appartiene al gruppo dei possibili cancerogeni per l’uomo (gruppo 2B) alla seconda posizione, quella dei probabili cancerogeni (gruppo 2A), vale a dire subito prima delle sostanze cancerogene.
Con questa nuova classificazione ora il talco si trova nello stesso gruppo della carne rossa, i composti rilasciati dalla frittura ad alta temperatura, le bevande molto calde e il glifosato. [...]
La valutazione è il risultato del lavoro pubblicato sulla rivista Lancet Oncology da 29 scienziati di 13 Paesi. «Numerosi studi hanno dimostrato un aumento dell’incidenza del cancro alle ovaie negli esseri umani che hanno utilizzato il talco nella regione perineale», spiega l’agenzia dell’Oms in una nota.
Ma in concreto cosa significa la classificazione del talco come “probabile cancerogeno”? «È un’espressione ambigua che è legata all’incertezza dei dati clinici sull’uomo, mentre dai dati sugli animali e da quelli preclinici emerge con chiarezza che si tratta di un cancerogeno», risponde Domenica Lorusso, direttore della Ginecologia oncologica di Humanitas San Pio X di Milano e ordinario di Ostetricia e ginecologia.
[…] il talco è un minerale usato in molti prodotti di bellezza e igiene personale per la sua capacità di assorbire l’umidità e ridurre l’attrito. Lo troviamo anche in cipria, fondotinta, ombretti e polveri per il corpo utilizzate per l’igiene intima o per evitare la frizione della pelle nell’attività sportiva.
Non è il caso, però, di allarmarsi perché questa nuova designazione dell’Oms non implica che il talco provochi sempre il cancro. Le probabilità di svilupparlo dipendono da diversi fattori, come la quantità, la durata dell’esposizione e la presenza di altre sostanze chimiche. «Visto che si tratta di un prodotto cosmetico — sottolinea Lorusso — se ne può fare tranquillamente a meno.
Meglio non usarlo sui neonati ma nemmeno sugli adulti perché, anche se ancora non ci sono certezze, l’ipotesi scientifica è che la polvere di talco possa diffondersi dagli organi genitali esterni a quelli interni come ovaio ed endometrio causando infiammazioni di lunga durata che, a loro volta, stimolano la formazione di un tumore».