Estratto dell'articolo di Simona Marchetti per www.corriere.it
L’ipertensione è una condizione che affligge più di un miliardo di persone in tutto il mondo e le sue ripercussioni sul cervello sono state oggetto di numerosi studi. Finora però non si conoscevano i meccanismi alla base del declino cognitivo, ora identificati grazie allo studio condotto da un team di ricercatori internazionali che ha coinvolto le Università di Edimburgo e Cracovia, l’Irccs Neuromed di Pozzilli.
Analizzando la risonanza magnetica cerebrale di 33mila persone inserite in un progetto della Uk Biobank, alle quali è stato affiancato un gruppo di pazienti (ipertesi e non) del Neuromed di Pozzilli, e combinandoli con i risultati di test cognitivi e genetici e con osservazioni cliniche su migliaia di pazienti, la ricerca ha permesso di individuare le strutture cerebrali che vengono gradualmente danneggiate dalla pressione arteriosa elevata, causando così il deterioramento cognitivo.
[…] Le zone cerebrali nelle quali sono stati riscontrati dei cambiamenti correlati all’ipertensione e al peggioramento della funzione cognitiva sono nove. […]
«Abbiamo pensato che queste aree potessero essere quelle in cui l’ipertensione influisce sulla funzione cognitiva, come la perdita di memoria, la capacità di pensiero e la demenza.
E quando abbiamo controllato i nostri risultati, studiando un gruppo di pazienti italiani che soffrivano di pressione arteriosa elevata, abbiamo scoperto che le aree del cervello che avevamo identificato risultavano effettivamente colpite», ha sottolineato Tomasz Guzik, docente di Medicina cardiovascolare.
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lo studio è basato su dati provenienti prevalentemente dalla Uk Biobank e riguardanti pazienti bianchi di mezza età, il che rappresenta un limite — fanno notare gli autori —, perché i risultati potrebbero non valere su altri campioni demografici. […]
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