Ettore Livini per “la Repubblica”
MAURIZIO BORSARI E IL SUO CASCO PER L OSSIGENOTERAPIA
Nella trincea anti-coronavirus di Maurizio Borsari il telefono è rovente. «Tutto è cominciato la sera del 21 febbraio, quando sono arrivate le prime telefonate dagli ospedali». Da allora il cellulare del fondatore dell' emiliana Dimar - una delle tre aziende al mondo che producono i caschi per ossigenoterapia diventati un' arma fondamentale contro il Covid-19 - non ha mai smesso di squillare.
«Oggi ricevo 150 tra richieste di forniture e consulenze al giorno». Dalle strutture sanitarie bergamasche, da Varese, Milano e ora (purtroppo) anche da Roma e altre zone d' Italia. La domanda è sempre la stessa. «Quanti caschi avete a disposizione? Quando potete consegnarli?». Risposta, ahimè, semplice: «Facciamo il possibile ma non riusciamo a stare dietro alle richieste - ammette Borsari - per cui distribuiamo 20-30 unità al dì per ospedale perché un po' ne abbiano tutti».
Fino a pochi giorni fa i caschi Cpap (continuos positives airways pressure) erano tema da addetti ai lavori. Oggi il mondo è cambiato. E questi mini-reparti di terapia intensiva individuali una sorta di scafandro da palombaro hi-tech che aiuta la respirazione - sono l' oggetto del desiderio delle Asl di tutta Italia. Il motivo? «Isolano il paziente dall' esterno - spiega Borsari - garantendo aria sterile arricchita d' ossigeno e aiutando in modo non invasivo il reclutamento alveolare» spiega Borsari. In soldoni, sono una sorta di "bolla" per superare le crisi respiratorie legate al coronavirus «senza intasare le rianimazioni».
Un uovo di Colombo per un' Italia dove queste strutture sono sotto stress. «In condizioni normali gli ospedali ne assorbivano 100 al giorno. Oggi è impossibile stare al passo con la domanda - ammette il numero uno della Dimar - Noi abbiamo allungato le ore di lavoro, mobilitato i fornitori, assunto personale interinale. E siamo passati da 2-300 a 5-700 unità ogni 24 ore. Ma non basta a soddisfare tutti ».
Il prezzo non è da saldo («150-200 euro per un casco monouso ») ma il gioco, per Borsari, vale la candela: «Un giorno di rianimazione ne costa 3.500 e la terapia con Cpap se applicata bene riduce il rischio di entrare in terapia intensiva e quindi mortalità e morbilità, lasciando quei letti a chi ne ha davvero bisogno». Il suo telefono fisso continua a squillare. Arriva un ordine da 60 pezzi. Un altro da 50, «ma se ne avete i più li prendiamo!».
Lo tsunami di richieste alla Dimar è la prova che il picco dell' epidemia è ancora lontano. «Paradossalmente siamo fortunati perché l' emergenza è scoppiata in aree dove la sanità è attrezzata per situazioni di questo tipo - dice Borsari - . Il vero stress test ci sarà quando il virus si spargerà nel resto del paese». C' è il rischio in quel caso di mancanza di caschi e di altre attrezzature mediche? «Speriamo di no - conclude - anche perché l' esperienza che stiamo facendo al Nord ci aiuterà a gestire al meglio la crisi e sarà di aiuto alle strutture che verranno coinvolte nel prossimo futuro».
f Il paziente viene isolato e la sua respirazione aiutata Così non si intasano le terapie intensive Siamo passati da 2-300 a 5-700 unità prodotte ogni 24 ore Ma non basta per tutti g Il fondatore della Dimar Maurizio Borsari guida l' azienda che produce il casco per l' ossigenoterapia.