Marco Belpoliti per "la Repubblica"
eroinomani in azione a broadway
Da negativa a positiva. La siringa è la protagonista nella campagna di vaccinazione contro il Covid, dopo essere stata nei decenni passati un simbolo negativo, sinonimo di eroina, che negli anni Settanta e Ottanta ha fatto strage di ragazzi e ragazze in Italia e in America: il cosiddetto "buco" che si praticava il tossicodipendente iniettandosi la sua dose giornaliera. La letteratura della droga è piena di siringhe passate di mano in mano, di aghi che trapassano braccia e gambe alla ricerca di vene in cui inoculare la sostanza.
Le siringhe hanno costituito un oggetto negativo, oltre a essere state nell' ambito medico uno strumento formidabile di analisi, cura e protezione. Il suo nome deriva da una ninfa, Syringa, tramutata in canna. Prima di indicare il cilindro di vetro con stantuffo per iniezioni, il termine designava uno strumento musicale a fiato formato da una o più canne tenute insieme da corda in uso agli antichi pastori.
La sua invenzione moderna è attribuita a due medici, un francese, Charles Gabriel Pravaz, che nel 1852 costruisce un dispositivo per iniettare nelle arterie degli equini e dei montoni una soluzione di ferro, e uno scozzese, Alexander Wood, che in contemporanea mette a punto la medicazione ipodermica per curare le nevralgie e prelevare il sangue per le analisi. Come ogni invenzione umana ha avuto bisogno dell'ingegno di molte persone per modificarsi.
Si è passati dalle siringhe d' acciaio con ago d'oro e punta di acciaio a quelle con il corpo interamente di vetro, che si potevano sterilizzare con l'acqua bollente. La siringa di Pravaz, arrivò in Italia negli anni dell' Unità: a Brescia con Bartolomeo Guala, il primo ad usarla, e a Milano, dove Ambrogio Gherini, un chirurgo, l'anno seguente cerca di contrastare un caso di tetano iniettando del curaro.
Ci volle una lunga opera di persuasione per convincere tutti i medici a munirsi di questo prezioso strumento, facile da usare e così utile; ed è stata la Prima guerra mondiale a diffonderla in modo massiccio entrando nella dotazione sanitaria degli eserciti, utilizzando oltre al vetro la gomma indurente. Poi nel 1956 un farmacista neozelandese, Colin Murdoch, brevetta la siringa monouso di plastica e nel 1961 la Beckton Dikinson la mette in commercio: Plastipak.
A Benjamin A. Rubin viene attribuita l'invenzione dell' ago da vaccinazione. Negli anni Duemila due ingegneri americani, Mark Prausnitz e Mark Allen, hanno invece realizzato il microago indolore alternativo all' ago e alla siringa composto di microscopici aghi di silicio: un cerotto applicabile alla cute. Che l'iniezione costituisca tuttavia qualcosa di preoccupante, se non proprio d' inquietante per molti, lo testimonia Freud nella Interpretazione dei sogni (1900), dove appare Irma, una giovane in cura da lui.
Freud sogna che le viene iniettato un preparato di propile, di cui vede la formula e pensa: «Non si fanno queste iniezioni con tanta leggerezza probabilmente anche la siringa non era pulita». Nella campagna di vaccinazione appena iniziata le siringhe sono un simbolo di vita, cui s' adatta bene la pubblicità degli aghi Pic indolor degli anni Ottanta. Una bambina timorosa sta per ricevere la puntura dell' ago, ed esclama sorpresa: «Già fatto?». Da fare, fatto!