Valeria Arnaldi per “Il Messaggero”
Grandi, sorprendenti, creativi, quelli fatti ad occhi aperti, progettando il domani. Intensi, cupi, spesso spaventosi, quelli costruiti ad occhi chiusi, nel sonno. I sogni rivelano molto di chi li fa: raccontano chi è e, soprattutto, forse, chi vorrebbe essere.
Anche quali timori, vecchi o nuovi, nasconde nell'animo. Nella giornata mondiale dei sogni, che da nove anni, proprio oggi, il 25 settembre, celebra i sognatori, il bilancio vede la creatività diurna battere quella notturna. La pandemia ha cambiato il nostro modo di proiettarci nel domani, ma pure nel fantastico.
Insomma, progettiamo meglio, ma sogniamo peggio. Alla luce del sole, ci immaginiamo grandi, ma quando cala il buio le nostre paure dipingono scenari ben diversi.
LA RICERCA
Ansia e preoccupazioni per il Covid hanno complicato il nostro rapporto con il sonno - l'insonnia è aumentata circa del 40%, stando ai dati Eurodap - e, di conseguenza, con il sogno. Stando a una recente ricerca del Dipartimento di Psicologia dell'ateneo Sapienza di Roma, pubblicata sul Journal of Sleep Research, in epoca di pandemia, le visioni oniriche si sono fatte più intense, lucide.
Il fenomeno si è manifestato in modo evidente durante il lockdown, ma è proseguito anche quando il confinamento è cessato. Uno studio dell'Università di Helsinki, pubblicato su Frontieres of Psycology, ha analizzato i sogni di 800 persone, per un totale di trentatre tipologie: ben venti sono state identificate come incubi.
Tra quelli ricorrenti, in questo periodo, secondo gli esperti, serpenti, insetti, ma anche la caduta dei denti, il bisogno di fuggire perché inseguiti, un tradimento da parte della persona amata, la perdita del lavoro.
«La pandemia ha alterato la situazione degli esseri umani dal punto di vista biopsicosociale - dice l'analista Francesca Andronico, responsabile del network territoriale dell'Ordine degli Psicologi del Lazio - Il nostro benessere ne ha risentito. È aumentato lo stato fisiologico di tensione, e se durante il giorno non si ha modo di trovare attività che contengano l'ansia, l'accumulo di pensieri negativi, di fatto, porta all'aumento di sogni di minacce, non necessariamente legate al Covid in modo diretto. La minaccia, infatti, viene elaborata in modo personale. Ecco allora immagini archetipiche, come i serpenti, o di catastrofi, come vulcani che eruttano, alluvioni, case che crollano. Minaccia e catastrofe sono ricorrenti. Anche l'incertezza».
Tra i sogni, non mancano ufo e invasioni aliene. «Lì si riuniscono i tre temi - prosegue - c'è la minaccia, c'è il timore di un evento catastrofico, esterno, incontrollabile, e c'è l'incertezza».
LE RESTRIZIONI
Nonostante l'allentamento delle restrizioni, gli incubi continuano. «Il tempo interno, quello psichico, è diverso da quello esterno, e ognuno elabora le informazioni a suo modo. È vero che le restrizioni sono diminuite, ma anche che portiamo ancora la mascherina, usiamo il disinfettante per le mani, c'è il distanziamento. Insomma, l'epidemia non è ancora finita e peraltro, la normalità, come la intendevamo prima, non tornerà. Questo genera incertezza. E i sogni ne risentono».
E così, non stupisce che le parole più frequenti, quando si racconta la propria attività onirica, stando a uno studio brasiliano, su Plos One, siano associate a rabbia e tristezza. Nel frattempo, alcuni sogni sono diventati da museo. Il Museum of London in collaborazione con il Museum of Dreams della Western University nei mesi scorsi, ha ideato Guardian of Sleep, raccogliendo testimonianze e memorie dei sogni in pandemia.
Niente paura, comunque, a confortare arriva, paradossalmente, la realtà. Secondo un sondaggio di Wiko, brand di telefonia franco-cinese, condotto sulla sua Instagram community per la Giornata mondiale dei Sogni, il 57% delle persone, in questo periodo, è riuscita a realizzare almeno uno dei propri sogni. Ad occhi aperti, s' intende.