Maria Rita Montebelli per “il Messaggero”
L'obesità non è mai una scelta. Ma la conseguenza di una serie di problemi in larga misura indipendenti da noi. Eppure, uno dei pregiudizi più comuni che alimentano lo stigma contro questa condizione è che dimagrire sia solo questione di volontà e che l'essere in forma o in sovrappeso dipenda solo dall'equilibrio tra le calorie ingerite e quelle consumate.
Sono le basi pseudo-scientifiche del fat shaming (discriminazione contro le persone grasse), di quella forma velenosa di critica non richiesta che molti riservano alle persone con tanti chili di troppo, facendole vergognare del proprio aspetto e colpevolizzandole.
Un fenomeno talmente diffuso e dalle conseguenze così gravi da aver portato un ampio gruppo di esperti internazionali (medici e ricercatori ma anche associazioni di pazienti) a scrivere un vero e proprio manifesto. Nature Medicine lo ha pubblicato di recente, primo nome Francesco Rubino, chirurgo esperto in interventi su pazienti obesi al King's College Hospital di Londra.
DIAGNOSI IN RITARDO
Da qui, l'allarme. Chi soffre di obesità si vergogna e questa condizione porta a decisioni scellerate come quella di non sottoporsi agli esami clinici e ai regolari test di controllo. I ricercatori hanno sottolineato, in particolare, la diserzione nei confronti degli screening tumorali. Atteggiamento che può facilmente condurre a pericolosi ritardi nella diagnosi di cancro.
I tipi che più spesso risultano associati all'aumento di peso nelle donne sono il seno e l'endometrio. Nell'uomo la complicanza più frequente riguarda il tumore del colon. Bullizzate e isolate dai compagni a scuola, discriminate sul lavoro e nella vita sociale da adulti, le persone obese si colpevolizzano anche così, trascurando le minime misure di protezione.
Oltre ad essere a maggior rischio di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori, i soggetti in sovrappeso sono infatti anche a maggior rischio di sviluppare disturbi ansioso-depressivi. Senza contare il fatto ricordano gli autori del lavoro che i pazienti, stretti in una simile morsa, finiscono col mangiare di più e col muoversi di meno.
I NUMERI
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'obesità è l'epidemia non infettiva più diffusa del Terzo Millennio. Il sovrappeso interessa 2,3 miliardi di persone nel mondo e la condizione di obesità vera e propria circa 650 milioni di persone. In Italia, dati Istat, una persona su dieci viene definita obesa, parliamo di oltre 5 milioni di adulti. Allarme anche per i bambini: su 50.000 under 11, il 21,3% è in sovrappeso e il 9,3% obeso.
LE CONSEGUENZE
E purtroppo, sempre partendo dall'assunto infondato che dimagrire sia solo questione di volontà lo stigma continua a perseguitarli anche quando cercano una soluzione nella chirurgia destinata a questi pazienti, la bariatrica.
Anche in questo caso, denunciano ancora i ricercatori, le persone obese sono sopraffatte dalla vergogna perché accusate, da un mondo scientificamente ignorante, di aver scelto la via più facile. Spesso l'unica possibile, sottolineano gli autori del lavoro su Nature Medicine. Insomma l'occhio giudicante non solo non aiuta le persone in sovrappeso, ma ottiene l'effetto opposto.
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