Cristina Marrone per il “Corriere della Sera - Salute”
L'attività fisica è come una medicina per il benessere psicofisico e cardiovascolare e sul tema si accumulano da anni decine e decine di studi. Ma se ci fosse ancora bisogno di conferme, un recente lavoro pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine conclude che se quasi tutti gli americani iniziassero a camminare per 10 minuti in più al giorno sarebbe possibile evitare 111 mila morti «premature» ogni anno.
Per arrivare a queste conclusioni lo studio ha utilizzato i dati sull'attività fisica e sui tassi di mortalità di migliaia di adulti statunitensi. Si tratta quindi di uno studio retrospettivo, in cui è stato considerato il tempo dedicato al movimento negli anni precedenti.
La ricerca
I ricercatori hanno esaminato i dati del National Health and Nutrition Examination che chiede periodicamente a un campione rappresentativo della popolazione informazioni sugli stili di vita e sulla salute. Gli scienziati hanno raccolto dati relativi a 4.840 persone di diverse etnie, uomini e donne, di età compresa tra i 40 e gli 85 anni, che hanno risposto a un sondaggio. Inoltre una parte dei volontari ha indossato per una settimana un contapassi con l'obiettivo di monitorare in modo oggettivo l'attività fisica.
I volontari sono stati raggruppati sulla base dei minuti trascorsi camminando o eseguendo altri movimenti. Successivamente, i loro nomi sono stati poi messi a confronto con il registro dei decessi per stabilire il tasso di mortalità in rapporto ai vari livelli di attività, tenendo conto anche di coloro che erano troppo fragili per muoversi, dell'età, dell'indice di massa corp orea, dell'attitudine al fumo e di altri parametri che potevano incidere sulle conclusioni.
Prospettive Combinando i vari elementi i ricercatori hanno creato un modello statistico in base al quale si può stimare che se ogni adulto che è in grado di farlo camminasse a passo svelto (o si esercitasse in altro modo) per dieci minuti al giorno, si potrebbero evitare 111.174 morti all'anno che corrisponde a un calo del 7% del numero di decessi in un anno tipo negli Stati Uniti.
E man mano che il tempo dedicato all'attività fisica cresce sale anche la stima della percentuale di decessi evitabili (con 20 minuti si arriva al 13% di decessi in meno, con 30 minuti al 17% in meno).
«Questo studio è un'ulteriore conferma dell'importanza del movimento, che dev'essere considerato alla stregua di un vero e proprio farmaco salvavita» commenta Gianfranco Beltrami, specialista in medicina sportiva, vice presidente nazionale della Federazione medico sportiva italiana. «L'importante però - specifica - è che tempi e intensità vengano correttamente adattati non solo tenendo conto dell'età dell'individuo, ma anche delle sue eventuali patologie. Non va dimenticata inoltre l'importanza dell'allenamento della forza e dell'elasticità muscolare che va abbinata agli esercizi aerobici, come la camminata, per contrastare la perdita di massa muscolare che si registra col passare degli anni».
La scienza offre già molte prove convincenti sull'influenza che ha il movimento sulla nostra vita. Tra gli ultimi un ampio studio del 2019 pubblicato dai Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti ha concluso che l'8% dei decessi nel Paese è da attribuire a «livelli di attività inadeguati». Un lavoro inglese del 2015 ha evidenziato che esercitarsi oltre i 150 minuti settimanali raccomandati riduce del 25% il rischio di morte prematura.
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