Ci hanno insegnato per anni a controllare il peso. Ed è una misura giusta, perchè si sa che il rischio di ammalarsi e di mortalità cresce con l’aumentare dei chili che il corpo deve “trasportare”.
Ma non puntate solamente sul controllo dei chili di troppo: guardate anche dove si accumulano e valutate se la forza delle braccia è ancora sufficientemente significativa. Perché? Il peso stesso in rapporto alla “massa” dell’organismo espressa in metri quadrati – ovvero i due parametri su cui si basa con una semplice formula matematica l’indice di massa corporea o Body Mass Index – non sarebbe il più efficace predittore del futuro rischio.
la bilancia non deve diventare una ossessione
O meglio: è sicuramente utile, ma se si parla del cuore altri parametri potrebbero essere più utili. Uno studio approfondito sulla popolazione ha scoperto che il rischio di mortalità per tutte le cause diminuisce con l'indice di massa corporea (BMI) ma che la riduzione non è necessariamente migliore.
I risultati della ricerca, che ha coinvolto oltre 142.000 persone di età compresa tra i 35 e i 70 anni di ventuno Paesi nel mondo e con diversi profili di ricchezza, sono stati presentati a Parigi in occasione del Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC) 2019 da Darryl Leong, del Population Health Research Institute di Hamilton, in Canada.
Per valutare correttamente la grandissima mole di informazioni ricevute gli esperti hanno ovviamente considerato i diversi fattori che potrebbero influire sulla sopravvivenza, come la presenza di malattie come il diabete oppure le abitudini in termini di attività fisica o il vizio del fumo.
Attenzione alla forza delle braccia
Come si poteva immaginare l’indice di massa corporea rimane un parametro ottimale per calcolare il futuro rischio di diabete: l’alterazione metabolica infatti cresce con l’aumentare del peso corporeo in rapporto all’altezza. In termini di mortalità, tuttavia, si è visto che tanto in condizioni di BMI basso (sotto i 20 chili per metro quadrato) che alto (oltre i 35 chili per metro quadro) il rischio aumenta.
Addirittura le persone in sovrappeso, cioè tra 25 e 30 di BMI, presentano un rischio di mortalità minore, quasi come se questa situazione fosse correlata ad un minor rischio. mostrato il più alto rischio di mortalità mentre quelli con un BMI tra 25 e 30 kg/m2 hanno visto un leggero effetto protettivo.
Del tutto più affidabile in termini di predizione di rischio per il cuore si è rivelato a sorpresa il rapporto tra vita e fianchi, a conferma che la distribuzione del grasso rappresenta un elemento di grande importanza. Insomma: è meglio essere a pera, con una distribuzione dell’adipe su cosce e glutei, che a mela, con la pancetta che si fa prominente.
Secondo gli esperti con l’aumento del rapporto, e quindi con l’aumentare del grasso addominale, crescono la mortalità per tutte le cause e soprattutto quella per problemi cardiovascolari. Ultima curiosità: la forza della mano la dice lunga sui rischi futuri ed è alla base di un’ulteriore misura, il rapporto forza/peso.
Quanto più cala la forza in rapporto al peso corporeo tanto più alto è il rischio di sviluppare il diabete e le malattie cardiovascolari, oltre che di decesso per queste problematiche. Va comunque ricordato che diversi fattori esterni, come ad esempio la debolezza nella forza legata a carenze nutrizionali o ad altre malattie, ad esempio di tipo neoplastico, possono influire soprattutto nell’anziano a definire il profilo del rischio a carico del cuore.