Estratto dell’articolo di Michele Bocci per “la Repubblica”
Dove si possono fare le quarte dosi?
Nei pochi hub rimasti aperti, con le modalità di prenotazione previste dalle varie Regioni o nelle strutture vaccinali della Asl. C'è anche la possibilità di richiedere la somministrazione alle farmacie ma in questa fase è lo studio del medico di famiglia a farla da padrone. Del resto l'idea è proprio quella di far rientrare le vaccinazioni anti Covid nell'attività sanitaria ordinaria e quindi chiamare in causa gli ambulatori.
Chi deve fare la quarta dose anti Covid?
Nell'ultima circolare del ministero, diffusa alle Regioni il 29 dicembre, si ricorda che la seconda dose booster «è raccomandata per le persone di 60 anni e più e per quelle di 12 e più con elevata fragilità motivata da altre patologie, a operatori e ospiti delle Rsa, a operatori sanitari e donne in gravidanza».
E gli under 60 sani come si devono comportare?
Dal ministero si spiega che i vaccini «possono comunque essere resi disponibili su richiesta dell'interessato, come seconda dose di richiamo per chi non rientra tra i fragili». Quindi chi vuole può comunque richiedere il secondo booster.
Quando deve essere fatto il secondo booster?
La regola è che si debbano attendere almeno 120 giorni, cioè quattro mesi dalla somministrazione della terza dose.
A chi è suggerita, invece, la quinta dose?
Sempre rispettando la regola dei 120 giorni minimi dalla vaccinazione precedente, la quinta dose è raccomandata: «Alle persone dagli 80 anni in su, ospiti delle strutture residenziali per anziani, alle persone dai 60 anni in su con fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti». […]
Perché è utile fare la quarta dose?
Secondo Massimo Andreoni, infettivologo di Tor Vergata «è dimostrato che a distanza di 4-6 mesi dall'ultima dose del vaccino la protezione in termini di malattia grave e di morte cala.
Questo riguarda la terza, la quarta o la quinta dose e le conferme sono arrivate da più Paesi nel mondo. L'immunità tende ad affievolirsi. È quello che vediamo in ospedale, non solo osservando i dati dell'Istituto superiore di sanità». […]
Quello che accade in Cina deve spingere verso la vaccinazione?
Sempre Andreoni spiega che la situazione cinese «da una parte rivela che lì è stata fatta una politica sbagliata. Poi ci dice chiaramente che bisogna usare dei vaccini efficaci. Certamente i nostri, quelli del mondo occidentale, hanno avuto una resa ben diversa rispetto a quelli cinesi».
Le subvarianti di virus che circolano in Cina per ora sembrano uguali a quelle arrivate anche da noi. «Qui le conosciamo come meno aggressive e gravi ma stanno dimostrando cosa possono fare in una popolazione non immunizzata. Questo ci fa capire ancora una volta quanto sia importante il vaccino».
Poi c'è il rischio di nuove varianti. «Il virus circola in una popolazione da 1,5 miliardi di persone. Bisogna essere un po' preoccupati per quello che potrà emergere. È giusto sequenziare il più possibile per capire se dovessero emergere nuove tipologie di Sars-CoV-2».
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