Simona Regina per “la Stampa”
Per chi ha problemi di salute ci sono i farmaci. Il target degli integratori, invece, sono le persone sane. Del resto, come sottolinea l' Efsa, gli integratori «non sono medicinali» e, in quanto tali, non possono vantare funzioni terapeutiche. «Pertanto - continua l' Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare - il loro uso non ha lo scopo di trattare o prevenire malattie nell' uomo o di modificarne le funzioni fisiologiche». Di fatto, ai sensi della direttiva 2002/46, gli integratori sono equiparati agli alimenti.
Prescritti dal medico, consigliati in farmacia e sponsorizzati dall'«influencer» di turno, gli integratori spopolano sugli scaffali: pillole, estratti, capsule, barrette, con cui fare rifornimento di vitamine, minerali, antiossidanti, acidi grassi essenziali, fibre, piante, estratti di erbe...
Ma questo rifornimento è effettivamente necessario? «Dipende», risponde Renato Bruni, docente di biologia farmaceutica all' Università di Parma, che con il suo nuovo libro, «Bacche, superfrutti e piante miracolose» (Mondadori), offre una bussola per orientarsi meglio e con consapevolezza nel sempre più vasto mondo degli integratori dalle mille promesse.
Già, perché promettono di rafforzare il sistema immunitario, di contribuire a ridurre il colesterolo, il rischio cardiovascolare, la cistite e altro ancora. Ma è davvero così?
«Se effettivamente vitamine, sali minerali e altri nutrienti sono fondamentali per mandare avanti il meccanismo biochimico del nostro corpo, dobbiamo ricordarci che li assumiamo regolarmente mangiando, se la nostra è una dieta sana ed equilibrata».
L' uso dell' integratore, dunque, va contemplato solo in caso di un' accertata carenza, rilevata attraverso gli esami del sangue, o per soddisfare un aumentato fabbisogno dell' organismo. È il caso, per esempio, della necessaria integrazione di vitamina B12 e ferro per chi segue una dieta vegana o di acido folico per le donne in gravidanza.
Attenzione, quindi, a non fare dell' integratore una sorta di alibi per giustificare cattive abitudini.
Lo ricorda anche il ministero della Salute: è erronea la convinzione di poter compensare gli effetti negativi di comportamenti scorretti ricorrendo a un integratore alimentare. Basta pensare, per esempio, agli antiossidanti: servono eccome, ma «a fare davvero bene - spiega Bruni - è la dieta ricca in frutta e verdura, con le famose 5-7 porzioni giornaliere. Non si trae, invece, lo stesso beneficio, in termini di prevenzione delle malattie associate allo stress ossidativo, con l' assunzione di integratori di antiossidanti. Il beneficio, confermano infatti diversi studi, c' è solo se queste sostanze sono fornite da autentica frutta e vera verdura che ci garantiscono l' apporto di una combinazione di polifenoli, carotenoidi, vitamine, fibre e così via».
Stesso ragionamento - spiegano gli specialisti - vale per gli ormai famosi omega 3: per ridurre il rischio cardiovascolare meglio mangiare regolarmente pesce. Del resto, le ultime linee-guida per una sana alimentazione del Crea, il Centro di ricerca alimenti e nutrizione, ricordano che è sbagliato pensare che un singolo nutriente, da solo, al di fuori di una dieta corretta possa rallentare l' invecchiamento, proteggere dai radicali liberi, dalle malattie cardiovascolari o, addirittura, dal cancro.
In ogni caso, prima di assumere un integratore, è consigliabile parlarne con il medico, perché questi prodotti non sono esenti da effetti collaterali: se si superano le dosi consigliate oppure se, contemporaneamente, si sta seguendo una terapia farmacologica.
Ma allora quando servono? Servono - è bene sottolinearlo - quando per ragioni mediche, per esempio per allergie alimentari o per scelte etiche, si segue una dieta selettiva che non garantisce l' apporto di tutti i nutrienti utili all' organismo.
Oppure in caso di attività sportiva, solo se intensa e prolungata, potrebbe essere utile reintegrare i minerali persi (in particolare il sodio) e le scorte energetiche. Ingiustificato è invece, secondo le linee-guida del Crea, l' uso di altri integratori proteici o di amminoacidi.
Ci sono poi alcune fasce della popolazione che non riescono ad assumere le quantità ottimali delle sostanze nutritive: per esempio gli anziani e le persone che convivono con malattie che interferiscono con il loro assorbimento, come l' osteoporosi, la malattia di Crohn o l' anemia da ferro. È documentato, per esempio, il bisogno di supplementazione per gli «over 50» di calcio e vitamina D, mentre ai neonati, l' Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la somministrazione, subito dopo la nascita, di vitamina K, che stimola una corretta coagulazione del sangue.
In generale - conclude Bruni - di fronte all' offerta vastissima di integratori si dovrebbe valutare attentamente se ci sono prove della loro efficacia e quanto effettivamente il loro uso possa apportare benefici concreti tali da giustificare la spesa. Si pensi al cranberry, il mirtillo rosso americano. Gli integratori a base di questa pianta vengono proposti per la prevenzione delle infezioni ricorrenti del tratto urinario. Gli studi confermano che, a determinati dosaggi, contribuiscono a ridurre di circa il 30% la frequenza di recidive di cistite. Il punto è che, «se incorriamo in una ricaduta all' anno, dovremmo assumere cranberry regolarmente per tre anni prima che ci regali una ricaduta in meno. Se invece abbiamo a che fare con otto episodi di cistite ogni 12 mesi, il mirtillo rosso americano potrebbe ridurle a sei».