Francesco Rigatelli per “la Stampa”
Non ci sta ad arrivare terzo dopo Pfizer e Moderna Piero Di Lorenzo, amministratore delegato dell' Irbm di Pomezia che con l' Università di Oxford ha lavorato al vaccino AstraZeneca. «La fornitura andrà presto a regime e l' efficacia potrebbe salire all' 82% dopo una rivalutazione dell' Ema (l' Agenzia europea del farmaco, ndr.)».
Domenica sono arrivate 250mila dosi, ma le prossime?
«AstraZeneca sta facendo uno sforzo per recuperare le consegne di gennaio. Per quanto ne so entro il 14 arriveranno altre 350 mila dosi ed entro il 25 700 mila. Si lavora per ulteriori 4 milioni a marzo».
Qual è il problema?
«I vaccini sono prodotti biologici complessi e aumentarne la produzione non dà sempre i risultati desiderati. In particolare nello stabilimento in Belgio c'è stato un forte ritardo».
Ora è superato?
«È in via di soluzione, la pressione è pazzesca e ci lavorano giorno e notte».
Quando finiranno i problemi di rifornimento?
«Da marzo-aprile è credibile che arrivino dosi sufficienti per la vaccinazione di massa.
Sono anche abbastanza ottimista sull' organizzazione della campagna».
Qual è un obiettivo realistico?
«Che entro giugno siano vaccinati gli over 70 e le categorie più esposte. Questo ci permetterebbe un' estate con maggiori prospettive positive».
Irbm di cosa si sta occupando?
«Abbiamo fornito il vettore virale per il vaccino di Oxford, prodotto le dosi sperimentali per le tre fasi cliniche e ora facciamo i test sulle produzioni in Inghilterra, Australia e India. Inoltre stiamo mettendo su una produzione italiana da 10 milioni di dosi a partire da maggio».
Credete nell' autoproduzione?
«Sì, anche se non tutte le aziende possono produrre vaccini. Servono impianti sofisticati e test lunghi. La vera strada è attendere le dosi prenotate. Se poi realtà importanti non impegnate sui vaccini, come Sanofi e Novartis, prestano i loro impianti è una buona notizia».
La critica ad AstraZeneca è di aver fatto una sperimentazione pasticciata in conseguenza della quale le autorità non hanno potuto fare altro che approvarne il vaccino con un'efficacia del 62%
«La sperimentazione è stata fatta in Inghilterra, Brasile, Sudafrica e Stati Uniti con risultati difficili da paragonare. Il famoso errore della mezza dose fu un disguido rilevato dopo tre giorni e trasformato in un ulteriore protocollo, con mezza dose e una dose intera dopo un mese, che ha dato un' efficacia del 91%».
Per l'Ema non è stato provato su un numero di persone sufficiente e l'unico protocollo approvabile è risultato quello di due dosi piene, la seconda un mese, con efficacia del 62% e la raccomandazione di usarlo per gli under 65.
«Sì, ma nel frattempo AstraZeneca ha concluso altre sperimentazioni che dimostrano un' efficacia del 76% con una dose, che sale all' 82 con la seconda dopo tre mesi, con punte del 92. Inoltre, la percentuale scoperta non svilupperebbe la malattia in modo grave».
Dunque il miglior modo di usare il vaccino sarebbe questo?
«Sì, il nuovo studio è stato mandato alla rivista Lancet e a giorni arriverà all' Ema».
Se l'Ema lo approvasse andrebbe rivista la strategia di vaccinazione, che prevede AstraZeneca solo per insegnanti e forze dell' ordine?
«Sì, i nuovi dati dovrebbero permettere l' approvazione per tutti. Il tempo di tre mesi tra la prima e la seconda dose darebbe la possibilità di vaccinare molte più persone. Inoltre, AstraZeneca costa solo 2,80 euro, e non ha bisogno di aerei, elicotteri e depositi con frigo a meno 80 gradi».
Quanto tempo serve per aggiornare il vaccino in caso di varianti?
«Tre settimane, anche se al momento il problema non esiste.
Le varianti vanno monitorate e sottoposte a test specifici, ma non c' è evidenza che richiedano modifiche dei vaccini».
E la variante sudafricana?
«Una variante deve diventare predominante prima di impensierire, poi servono studi lunghi, di mesi, per stabilire se supera il vaccino. Il resto sono chiacchiere».
Come si raggiungerà la protezione della popolazione?
«Difficile determinare quota e data dell' immunità di gregge. Avere già i vaccini è un miracolo, ma non sappiamo se dovremo usarli più volte per rinnovare la protezione, aggiornarli per una variante o metterli nel cassetto nel caso il virus sparisse».
Come si faranno a vaccinare anche i Paesi più poveri?
«La Fondazione Gates ci ha fatto un' ordinazione per l' Africa.
Sul tema da parte dei grandi Paesi servirà molto impegno, ma temo arriverà dopo la loro vaccinazione».