Francesco Rigatelli per "la Stampa"
Per Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe che analizza i dati della pandemia, «il lockdown dei non vaccinati avrebbe un senso etico e sanitario, ma sarebbe complicato dal punto di vista sociale e giuridico».
Di fatto sarebbe l'inasprimento del Green Pass e una specie di obbligo vaccinale?
«Sì, perché significherebbe togliere l'opzione del tampone dal Green Pass e rendere la vaccinazione obbligatoria per lavorare o entrare nei locali. Una via giusta, ma politicamente complicata viste le proteste».
L'alternativa se il contagio crescesse sarebbe limitare la vita di tutti?
«Sì, perché al momento l'unico sistema è quello dei colori delle regioni».
Che danneggerebbe anche i vaccinati?
«Purtroppo la scelta individuale di non vaccinarsi, quando viene presa da 7 milioni di persone, ricade sulla libertà di tutti. Alla prima zona gialla potremmo assistere alle proteste dei vaccinati. A Trieste c'è già stata la raccolta di firme contro la minoranza rumorosa».
Ci saranno zone gialle?
NINO CARTABELLOTTA DELLA FONDAZIONE GIMBE
«Con i nuovi criteri è difficile, ma Friuli, Marche, Calabria e Provincia di Bolzano ci si stanno avvicinando».
E arancioni o rosse?
«Improbabile, grazie ai tanti vaccinati».
I 7 milioni di non vaccinati preoccupano?
«Sì, ma gli altri stanno facendo scudo. Molto dipenderà dalla velocità delle terze dosi».
Basterà il richiamo agli over 50?
«Per ora siamo agli over 60, poi si scenderà con l'età. Il problema è che si sta procedendo troppo piano. Per soddisfare la crescente platea bisognerebbe richiamare ogni settimana 8-900 mila persone, 12 milioni di over 60 entro fine anno, ma in realtà ne facciamo 565 mila a settimana. Occorre accelerare per evitare il ritorno del virus, tenendo aperti i centri vaccinali e chiamando attivamente le persone».
Anche le prime dosi vanno a rilento?
«Sì, vanno da 5 mila a 17 mila al giorno, 97 mila nell'ultima settimana. Siamo allo zoccolo duro, ma meglio di niente».
E poi arriveranno gli under 12?
«Dopo l'autorizzazione dell'Ema servirà una campagna rassicurante contro la disinformazione crescente a riguardo e bisognerà chiarire se se ne occuperanno i pediatri o i centri vaccinali in spazi dedicati».
L'inverno quanto può penalizzare?
«Il virus si diffonde soprattutto al chiuso per aerosol, per questo non va mai abbandonata la mascherina. Poi il freddo indebolisce il sistema immunitario, soprattutto negli anziani. Sappiamo comunque che il 75 per cento dei vaccinati resta immune al contagio».
È vero che il virus colpisce di più gli uomini?
«Sì, nel senso che il 57 per cento dei morti sono maschi. Questo perché sono più malati, fumano e lavorano di più».
Intanto le frontiere, come quella Usa, si riaprono ai vaccinati...
«Sì, con il test antigenico all'arrivo. Anche la gestione delle frontiere migliora grazie ai vaccini. In questo momento poi non ci sono varianti preoccupanti».
ROMA SCONTRI MANIFESTAZIONE NO VAX
Un punto discusso rimane la durata del Green Pass, che cosa ne pensa?
«Con due dosi dura un anno e con la terza un altro anno. La guarigione vale sei mesi. Il tampone antigenico 48 ore, il molecolare 72 ore. Questa è la cornice del Green Pass. La critica che viene fatta è che ci sarebbe un disallineamento temporale tra la durata dell'immunità e quella del certificato. Si tratta di un provvedimento amministrativo e forse sarebbe più in linea con le attuali conoscenze farlo valere sei mesi, ma resta una prassi».
ROMA SCONTRI MANIFESTAZIONE NO VAX
Che aumento del contagio si attende?
«La media attuale è di 5 mila casi al giorno con la curva in salita, ma ci sono differenze regionali notevoli e un caso Nordest dovuto all'effetto Trieste, alla scarsa vaccinazione della Provincia di Bolzano e alla socialità del Veneto. Tra vaccini, variante Delta e durata dell'immunità è difficile fare previsioni, anche se ritengo improbabile che si superino di molto i 10 mila casi al giorno nelle prossime settimane». -