Marco Bresolin per "la Stampa"
L'Agenzia europea del farmaco non si sbilancia sulla vaccinazione eterologa che ormai è già iniziata in diverse regioni italiane, tra i dubbi di alcuni governatori e il disorientamento di molti cittadini. «I dati sono ancora limitati» ammettono dal quartier generale di Amsterdam, per questo «non è facile per l' Ema fare ora una chiara raccomandazione».
Parole che certamente non aiutano a rassicurare quel milione di italiani under 60 che ha già ricevuto la prima dose del vaccino di AstraZeneca e che ora dovrà fare il richiamo con un farmaco basato sulla tecnologia mRna, come Pfizer o Moderna. «Da lunedì nei nostri studi c' è confusione», conferma Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario della federazione dei medici di base. Mentre il governatore ligure Giovanni Toti assicura che si atterrà alle indicazioni del Cts, «anche se ci ha fatto fare qualche curva di troppo».
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L'Agenzia europea ha provato a fornire chiarimenti nel corso di una conferenza stampa, ma probabilmente da ieri gli scettici lo sono ancora di più: il responsabile della strategia vaccini, Marco Cavaleri, ha spiegato che «alcuni studi preliminari» hanno dimostrato che il mix di vaccini garantisce «risposte immunitarie soddisfacenti» e «non ha fatto emergere particolari problemi» sul fronte della sicurezza. Per questo si tratta di «una strategia che potrebbe essere adottata», ma l' uso del condizionale è d' obbligo per l' Ema visto che «i dati sono ancora limitati».
Per Cavaleri bisogna dunque «raccogliere più informazioni e fare uno stretto monitoraggio». Presto potrebbero arrivare i risultati di uno studio effettuato nel Regno Unito, sulla base dei quali - se ritenuti soddisfacenti - l' Ema potrebbe fare «una dichiarazione» per cercare di andare incontro ai governi alle prese con le titubanze interne.
C'è un pressing in questo senso che arriva da più fronti: Mario Draghi, in occasione del Consiglio europeo del mese scorso, aveva chiesto a Ursula von der Leyen di sollecitare una risposta dell'Ema per avere alcune chiare indicazioni. In assenza di dati concreti, però, l' Agenzia non se l' è sentita di avallare il mix di vaccini e per questo ha deciso di rimandare la sua valutazione.
In ogni caso non ci sarà una vera e propria raccomandazione, anche perché la richiesta per modificare le informazioni di prodotto dovrebbe arrivare dalle case farmaceutiche. Che non sembrano affatto intenzionate a presentare la domanda. Nel frattempo c' è il rischio che i cittadini costretti all' eterologa si sentano un po' come cavie, senza possibilità di scegliere. In altri Paesi europei, ai più giovani vaccinati con AstraZeneca viene data la possibilità di scegliere se ricevere anche il richiamo con il farmaco di Oxford, vista l' assenza di evidenze scientifiche sul mix.
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L' Ema si è limitata a dire che spetta agli Stati decidere come gestire le somministrazioni, ma Cavaleri ha ricordato che il vaccino di AstraZeneca «è approvato nell' Ue per due dosi» e dunque «in base alle informazioni del prodotto, in linea di principio, bisogna dare la seconda dopo 4-12 settimane». L' Ema lo raccomanda per tutti i cittadini maggiorenni e ieri ha ricordato che gli effetti collaterali restano statisticamente contenuti: «405 casi di potenziali trombosi su 45 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca e 10 possibili casi su sei milioni di vaccinati con Johnson&Johnson».
Anche l' intervallo di tempo tra le due somministrazioni può diventare un fattore cruciale per contrastare le varianti, per questo l' Ema suggerisce di accorciarlo per AstraZeneca: la protezione dalla variante Delta dopo la prima dose è leggermente inferiore, mentre con il richiamo aumenta in modo «significativo». In ogni caso, ha assicurato Noel Wathion, vicedirettore esecutivo dell' Ema, «tutti i vaccini da noi autorizzati sembrano proteggere da tutti i ceppi dominanti nell' Ue».